LA SETA CON IL PUGNO CHIUSO

di MAURIZIO LIVERANI
 

Dal papa, il presidente della Cina non andrà. Nessuna spiegazione a questa inconciliabilità. Quando papa Francesco si recò a Cuba gli fu chiesto se era comunista; in precedenza qualcuno aveva messo in dubbio la sua cattolicità. Sembrano domande sorprendenti ma derivano dalla sospettosità che avvolge la figura di questo pontefice gesuita. La storia dei gesuiti è ricca di personalità discusse. In Italia, la Chiesa è sempre andata in soccorso del comunismo, ma alla maniera del feticista che brama una scarpa da una donna e deve accollarsi la femmina intera. Il problema è aperto. Falce e martello e croce sono due simboli che si “corrompono” a vicenda. I comunisti sono sempre meno comunisti, mentre i cattolici sono sempre meno cattolici. Sono inoffensivi; incarnano ideali sepolti nello spirito degli uomini anche se sono pronti a infuriarsi per futili motivi politici. Papa Francesco somiglia a una figura di “rimorchiato” dalle grandi potenze che fingono di coalizzarsi. Il compito del papa gesuita è di appartarsi, ma nel frattempo lavora per un avvicinamento tra il Vaticano e Pechino. Il dittatore saluta con il pugno chiuso a segnalare che è sempre comunista, pronto a fare buoni affari con l’Occidente non comunista e ad allargare, gradualmente, l’influenza della Cina in Europa. Donald Trump ha bocciato aspramente questa visita in Italia. Emmanuel Macron si morde le dita; avrebbe voluto che Xi scegliesse, tra le nazioni europee, di fare la tappa principale a Parigi. Scegliendo Roma, la Cina accentua la conciliazione con gli italiani cominciata tanti anni fa. La via della seta è una scelta di forte carattere finanziario, ma la sua lucente sericità è il grimaldello che apre a Pechino le porte dell’Europa.
 
 MAURIZIO LIVERANI