LA SINISTRA DA’ UNA MANO ALLA DESTRA

di Maurizio Liverani

In questo momento Roma rigurgita di strateghi politici. E’ già accaduto altre volte con gente che ha cercato di dar prova di grandi capacità per poi chiudersi nel narcisismo degli sconfitti. Per esempio, Romano Prodi il quale, approfittando delle lotte intestine nel Pd, riappare nelle foto e nelle riprese televisive in modo che sia chiaro come l’antirenzismo, in questo momento, sia soltanto lui. Il marasma che sconvolge il partito democratico appare improvvisamente come una superba impresa di Silvio Berlusconi. Senza questo nemico dilaniato dagli odi, non ci sarebbe alcuna ripresa della destra. Può darsi che le cose vadano diversamente. Da inconsistente, la destra, alla prima colluttazione, preceduta da qualche parolaccia, verrà a galla nel solito bollore democratico; un po’ come avvenne qualche tempo fa al M5s, salito alla ribalta perché l’italiano è sempre nell’attesa di qualche gallo che innalzi la cresta e gonfi i bargigli promettendo di far l’uovo di un nuovo avvenire. Le vittorie arrivano teatralmente per caso e teatralmente se ne vanno. Grazie all’avversione di Pier Luigi Bersani, di Prodi, di Enrico Letta, Berlusconi non ha bisogno dell’aiuto delle testoline che gli hanno fatto corona in questi anni. La politica si conferma un allegro circo di funamboli. Prodi pensa alla maniera di una figura guida, non marginale. Un’ egemonia che può avere brevissima durata ma nella quale l’uomo del “pendolino” (come è ricordato per il caso Moro) si sente protetto a tal punto che alla notte si addormenta senza neppure dire l’atto di dolore. Letta è venuto da Londra per studiare la situazione e sobillare il Pd e gli antirenziani, elogiando il sindaco di Napoli che contro il premier ha usato termini da trivio. L’inaspettato aiuto dei rivoltosi ha messo di buonumore Berlusconi il quale per il momento adotta una strategia anti-urto, affidandosi al video, questo sempre pronto alla rissa da osteria. Da tutto ciò si deduce che è andata all’aria la routine ideologica di tipi come Fassina, Giorleo, Bersani, ancorati a una noiosa tendenza all’invidia. Lo spettacolo nello spettacolo è questo: mentre si conduce una campagna parolaia, agli elettori si fa sapere che con Prodi si potrebbe restaurare la democrazia cristiana.

Maurizio Liverani