di Maurizio Liverani
Che cosa è rimasto in piedi di ciò che pensavamo del comunismo, che credevamo definito per sempre? Acquisita l’egemonia culturale, bancaria, insomma tutto il sistema dell’Italia che va alla deriva, la sinistra si messa a lievitare ambizioni politiche nel campo giudiziario. La destra fin qui ha capito ben poco dei giochi comunistici che cercano di renderla passiva. Il magistrato è diventato ormai un personaggio politico. Il primo atto consiste nel cancellare l’alleato che punta all’indesiderato inciucio. Il giustizialismo è utilizzato dalla sinistra per annullare ogni avversario mettendolo in sospetto con l’accusa di fascismo. La falsità che da Botteghe Oscure si è trasferita agli ex non è mai stata studiata a fondo dal liberalismo che non ha mai dato grande importanza a quanto afferma François Revel: “I leninisti hanno praticato la menzogna, i voltafaccia per oltre settant’anni”. Il primo compito della destra era di diffidare di chi, proveniente dal “leninismo tremens”, non ha messo sufficientemente in guardia Silvio Berlusconi da questa minaccia che, proprio su di lui, ha dato i più proficui frutti. Di tutte le idee guida confluiscono su questo punto; la spalla di ciò che rimane della putrefatta ideologia moscovita esercita un accurato controllo sulle personalità più in vista della destra. Vittima di questo allarmante cinismo giustizialista è ancora oggi Marcello Dell’Utri. L’accanimento dei magistrati contro questa personalità di alto valore culturale, affetta da una grave malattia, costringendolo a vivere in carcere è la spia della situazione di questo momento storico dell’Italia. Il giustizialismo dovrebbe essere geneticamente “non politico” nel senso che non può associarsi né è associabile ad alcun partito. E’ fin troppo chiaro a chi vuole interpretare politicamente il caso che la prigionia di Dell’Utri è prolungata come un avvertimento al presidente di FI. Sospetti, indizi dovrebbero aprire gli occhi, già da tempo, a chi si illude che questa campagna elettorale avvenga nelle regole della democrazia. Chi ha nutrito i dubbi ora ha una certezza. I categorici no alla scarcerazione dell’ex senatore lasciano prevedere il proposito di certa magistratura di affiancare, ancora una volta, la sinistra nei momenti cruciali che segnano indirizzi precisi della propaganda politica. E’ questa la strategia che i post comunisti hanno scelto per combattere un avversario. “La sconfessione del passato -scrive Revel- incita i post comunisti all’arroganza e alla sopraffazione”. Si può dar fiducia a chi è stato cieco nel passato e pretendere di essere cambiato nel presente?
Maurizio Liverani