di Maurizio Liverani
Confrontando la socialdemocrazia in Germania a quella italiana, Emanuele Macaluso sentenziò tempo fa: “Il dato negativo in Germania è finito in una svolta troppo brusca ma nessun paragone con l’Italia. Là il partito socialdemocratico è forte; da noi è un ‘melange’ terribile”. Così parlano molti della vecchia guardia che hanno avvertito il “consumatum est” dei governi di sinistra. Il Pd sopravvive per la buona stella che finora ha accompagnato Matteo Renzi, ma si sta esaurendo in un’agonia forse inarrestabile. Il premier si comporterebbe come un asso piglia tutto. I giornali hanno riportato giudizi molto duri su un partito che arriva al 17 per cento e pretende di occupare i centri importanti. C’è stata la risposta di alcuni audaci: “Dite no a chi vuole dominarvi”; ma si tratta di gente velleitaria che crede “appassionatamente” alle idee che non ha. Come sempre qualcuno contrappone Renzi a Massimo D’Alema ma, contemporaneamente, rimprovera il leader “campagnolo” di portare avanti una politica troppo comodamente spiegata come conseguenza dell’adesione alle regole del mercato. D’Alema non dice nulla né di destra né di sinistra, facilita soltanto una politica di copertura di grossi capitalisti. Tutti si nascondono dietro un linguaggio celato e consueto; vedono le cose come stanno, come ognuno può vederle, anche se i “grandi” commentatori della “grande” stampa non hanno il coraggio di guardarle. Tutti i demagoghi della sinistra sono soddisfattissimi delle loro comodità e dei loro spassi; tutti gli opinionisti illustrano un premier in perfetta sintonia con i tempi nuovi, meritevole di rispettabilità e di credito anche quando “insalsiccia” con i suoi uomini tutti i centri di potere, imponendo gli “utili”furbi. I partitini alleati contano quanto un cartoccio di lupini. Siamo alle prese con una forma di totalitarismo perfezionato che senza fatica suscita, programmaticamente, il conformismo. Basta meditare su alcuni fatti per concludere che in fondo è meglio fidarsi. Le cinque stelle hanno il merito di non tacere; hanno atteso il momento opportuno ma non è avvenuto alcun sconquasso. La “cicuta” è stata ingoiata anche da sindaci pentastellati che hanno perso la poltrona. Il Pd conferma di essere una macchina per conservare il potere centrale e senza erigersi spocchiosamente a satrapo nei piccoli centri. Renzi è geniale nelle previsioni del futuro; ha capito da tempo quello che dovrà accadere. La linea ascendente del nuovo partito sarà piena di intralci che, di volta in volta, verranno eliminati. Può essere una guida ideale per un partito che cerca di eliminare gli scontenti dalle sue fila. Per trovare questa “identità” che tanto inquieta il premier, il Pd pensa di scaricare gradualmente tutta la paccottiglia, premessa per discutere di intese più ampie.
Maurizio Liverani