LA STUPIDITA’? …IN POLITICA CONTA QUALCOSA

–  di MAURIZIO LIVERANI

  • L’uomo politico italiano viene dato, sempre più spesso, come un essere inutile. Con un atteggiamento semplificatore, per ovviare a questo inconveniente, l’uomo politico annuncia, di volta in volta, di aver cambiato partito. Un partito di comodo. In ognuna di queste formazioni c’è la perdurante nostalgia dell’Italia stalinista, per pontificare o biasimare l’Italia non di sinistra. Karl Kraus ha definito questa caduta dell’ideologia così: “L’uomo comunista non c’è più, restano soltanto i suoi sintomi”. Prima regola: non impreziosire il rimpianto del bel tempo “stalinista” andato. La storia dell’Urss è ormai rattrappita a testimonianza di “piccola pretura”. Nel gran barnum dell’Europa Unita i sintomi si muovono come se nulla fosse accaduto. Mario Missiroli (nella foto), considerato, quando era direttore del “Corriere della Sera”, l’uomo più intelligente del giornalismo, potrebbe ripetere ciò che disse di un eminente politico: “E’ di una stupidità senza limiti”; attenuò il giudizio precisando: “Ma intendiamoci, in questo campo conta qualcosa”. Gli stupidi senza limiti, per convincersi e convincerci di essere nel giusto, replicarono: “La sinistra si rinnova, la destra no”. Il rinnovamento si è ridotto a una semplice cooptazione di “baronie” e la novità è ribadire che il fiume della storia è pieno di correnti contrarie e di ingorghi. Dalla frammentazione sono nati la Lega e, successivamente, il M5s. Le due formazioni sono nutrite di spirito berlusconiano, non sono una vera e propria alterità alla politica; con il Pd che, in maniera indulgente, predica soluzioni accomodanti. Le guide si sono accorte dell’esistenza della cosiddetta “sindrome di Stalin”: quella di scegliersi anche i contestatori purché non superino un limite oltre il quale c’è l’eliminazione. Un modo per lasciarsi assorbire da un generoso impulso di assolvere. E’ la soluzione per ridurre il costi della politica dopo gli anni del gigantesco fiasco allo specchio di un malcostume che dura dal dopoguerra. La manovra finora si è tradotta in un grande flop. Con questo ridimensionamento sono in molti a dover uscire dalla staccionata; perché biasimarli in un Paese in cui si gioca al superenalotto per ridurre il disavanzo del bilancio, in cui le personalità della politica sono estranee al corso della vita degli italiani. Il Parlamento è pieno di gente che va avanti a forza di inerzia. I dati di questa manovra dimostrano la grossolanità di chi l’ha messa in atto; invece di aiuto e sostegno, la trovata, di cui è grande assertore il M5s, si è rivelata un’ipotesi da scartare. Torna a spirare lo spirito del catastrofismo. “La trasparenza del male”, uno dei saggi di Jean Baudrillard, ci dimostra, ancora una volta, la validità di un vecchio proverbio: “Chi cavalca la tigre non può scendere”. E’ questo il più agghiacciante dei teoremi apocalittici; la storia torna sui suoi passi. Siamo rientrati nell’orlo del riciclabile con ipotesi di nuove guerre, di nuovi e più intensi odi etnici, di nuove forme di inganno all’ombra di religioni che alimentano l’industria di guerra. In mancanza di una ”apocalisse nucleare”, il mondo andrà avanti nell’agonia dell’indistruttibile, quella più utile agli opinionisti di casa nostra. Attendiamoci che vengano alla ribalta nuove emozioni forti.

 MAURIZIO LIVERANI