FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
LA TRASCENDENZA? …E’ VERSO IL BASSO
Prima che un fondoschiena conosca la decadenza, va immortalato il suo fulgore. I sensi smussati possono ridestarsi nel ricordo di come erano le nostre chiappe e quelle delle donne che abbiamo amato. La tendenza alla solitudine va d’accordo con la nostalgia che la fotografia alimenta. Tra le donne che non hanno indugi a farsi fotografare nude di spalle, le più ardite sono “anziane”; tutte persuase che quella “sfera” attaccata alla coda rimane fiorente a dispetto del tempo. Alle mostre dei fondoschiena andavano soprattutto i guardoni; l’interesse era destato dalle tenere “pagnotte” che si schiudevano alla truce indifferenza del mondo. A chi domandava all’organizzatore della mostra “Perché queste foto?” la risposta era: “Devo testimoniare”. Perché i dati immediati di un carattere si ricavano dai fianchi: un bel fondoschiena è pensiero, volontà, intelligenza, spesso, oh, quanto spesso!, mediocrità. Ciò che è elevato nella donna, come nell’uomo, trova nelle rotondità gemelle un’espressione autentica. Un fondoschiena non può essere truccato; un viso sì. Un bel fondoschiena allontana dallo scoraggiamento. Va detto che sulle solide reni femminili possono anche depositarsi strati di delusione come sedimenti geologici; nulla può cancellare questa coltre di tristezza.
Quando era solo considerava attentamente il suo aspetto; capiva, allora, che con lo sforzarsi a rimanere immutato correva il rischio di trasformare se stesso in un’orribile anomalia. Il profilo destro resisteva, gli piaceva ancora, il sinistro meno. Quando si spogliava cercava di scacciare la brutta impressione offertagli dai segni allarmanti di avvizzimento. Se lo coglieva l’assillo di una vecchiezza prematura, inarcava il dorso e, più serio che divertito, annotava tra sé: “Di qua Antinoo, di là l’angelo del Canova”.
Per Davide la bellezza, al pari del genio, era il risultato del lavoro accumulato di generazioni in generazioni…. Nessuna importanza ha il sedere in sé, ma tutto sta nella felice combinazione di linee e di forme educate dalla grazia e dal “furor” aristocratico.
Le domande erano tante ma le risposte lo esasperavano. E ora che fare? Avrebbe ricominciato daccapo. Ma poi decise la vita, come sempre. In ripugnante compagnia della paura. Il misticismo di “fondo” amplificato dall’angoscia lo adescava con grandi ammonimenti che gli imposero la rinuncia al Sogno.
MAURIZIO LIVERANI
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CONTINUA: LE CITAZIONI SONO TRATTE DAL LIBRO DI MAURIZIO LIVERANI “DISAMORE”, E TRAGGONO SPUNTO ANCHE DAL FILM “IL SOLCO DI PESCA” DIRETTO DA MAURIZIO LIVERANI E INTERPRETATO DA GLORIA GUIDA (NELLA FOTO, L’ATTRICE CON IL REGISTA DURANTE LE RIPRESE DEL FILM)