di Maurizio Liverani
Il problema assillante della televisione che si spaccia per rinnovata è quello dei caricaturisti. Sorvola sui letterati perché gli scrittori italiani navigano troppo nell’oceano della negazione; si dà loro gran rilievo soltanto alla loro morte, il solo “caso” in cui la parola fine garantisce sulla bontà delle scelte conformiste. Del nichilismo strisciante si fa qualche cenno solo se è perbene. Un tempo, nel giro dei giornali, si facevano entrare scrittori come Vasco Pratolini del quale era nota la militanza nella polizia segreta fascista, non Pitigrilli (nella foto), anche lui agente dell’Ovra ma che aveva il torto di essere ebreo; eppure è uno scrittore da cui il regista tedesco Fassbinder voleva trarre un film dal romanzo “Cocaina”. Una “svista” della censura di sinistra è stato il successo di Giuseppe Berto con il suo “Male oscuro”, grazie alla splendida prefazione di Carlo Emilio Gadda. Il Gran Lombardo, per il sostegno dato allo scrittore “repubblichino”, ricevette minacce e telefonate anonime da letterati invidiosi. Umberto Eco, pur essendo “portato” dalla sinistra, non amava confondersi con la politica che considerava una pubblic-fiction, un intrattenimento emotivo in cui un uomo rischia di smarrire la propria identità per diventare un emblema, un simbolo. Come abbiamo altre volte scritto, Cesare Pavese non volle fraternizzare con la conventicola dei letterati romani che considerava “l’incontro di giornalisti, di avventurieri, di scrittori e pittori i quali inventano un’arte riflessa di tipo allessandrino… un modo che fa data e risalta per intelligenza, non per talento”. Secondo al nota legge di Marx gli avvenimenti storici si riproducono in chiave di commedia. Quello che avviene di questi tempi non smantella questo postulato. Lusinga soprattutto i caricaturisti che confidano sempre in una rinascita, in un ricominciamento. Punti dal desiderio di non riflettere, i dirigenti Rai hanno deciso che i comici da video si occupino, d’ora in poi, prevalentemente dei campioni sportivi. Il vuoto mentale dei politici non offre risorse per suscitare risate. Soltanto sorrisini.
Maurizio Liverani