FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
LARGO …AL RIECCOLO
In questa epoca scettica che non crede né in Dio né in Marx oppure crede in tutto quanto insieme (che è lo stesso), il premier Conte, guadagnandosi il nobel della sicumera, rendendosi ideologicamente indecifrabile perché fenomeno al di là della politica, è diventato un leader rappresentativo (del nulla?). E’ apparso al momento giusto quando si è creata la profonda frattura fra i vecchi schemi ideologici sempre più screditati e le nuove realtà umane e sociali che le ideologie e le religioni più non riflettono. Nel frattempo dalle fila del Pd fuoriesce il proto-liberal Matteo Renzi, varietà politica tenuta in ombra dagli stalinisti, che ci propone un altro partito, Italia viva. Potrebbe essere un liberal-democrat di consistenza mielata che viene allo scoperto come da una scatola di balocchi scaltri e preparati. “Inattendibile”, lo definisce Luigi Di Maio confermando la propria inadeguatezza politica. Sentendolo parlare, Di Maio è tutt’altro che un piccolo manigoldo ma la sua immagine, quando insulta un avversario, suggerisce questa idea; la sua faccia non è mai pervasa dalla più piccola ombra del senso dello humour. Ha il privilegio di trovarsi a proprio agio solo nello “scartare” i suoi avversari; lo ha già fatto persino con Silvio Berlusconi. Con l’attuale governo sta accadendo un fatto insolito: una merce scadente (la politica) e la pubblicità smodata (l’informazione) fanno del loro meglio per screditarsi l’un l’altra, dando ragione al commerciante che borbotta: “ci avete stufato”. Di Maio cerca il necessario antidoto convinto che gli italiani seguano i suoi proclami; non si è ancora persuaso che molti vedono nel suo agitarsi una forma di noioso alpinismo, vale a dire un inutile sforzo. Al premier Conte è sorta l’idea di riesumare Clemente Mastella che ritiene un ottimo procacciatore di consensi. Il sindaco di Benevento è stato sempre afflitto da un complesso di inferiorità, nato dalla coscienza di non essere stato mai padrone di se stesso al punto che, per provare brividi di rivalsa e per valicare i suoi limiti, anni fa si era infatuato di Irene Pivetti di cui ammirava la volontà presenzialista. Per non essere inghiottito dal crepuscolo e conferirsi il prestigio di politico rappresentativo, Mastella, ostentando il suo “slancio innovatore”, irrompe nella lotta tra Conte e Renzi, ritagliandosi uno spazio sulla carta stampata affermando di essere molto preoccupato della sorte del paese. Gli “ultimi” arrivati, subentrati ai politici “matusa”, si servono dei vecchi restauratori che possono comportarsi, a dispetto degli anni, da “agit-prop”; e già si avverte nella giovane classe dirigente, dopo tanti fallimenti, un istinto suicida.
MAURIZIO LIVERANI