LARGO AL “VECCHIETTO”

di Maurizio Liverani

Molti si sorprendono perché Silvio Berlusconi si senta animato da fecondissimo spirito battagliero sul versante liberale. Giunto alla sua età un uomo politico considera un privilegio il possedere un alto grado di esperienza. Un fenomeno che in questo caso dà sui nervi a chi è rimasto fermo alla nefasta ingiunzione di “largo ai giovani”. Berlusconi non è riuscito a fregiarsi della fama di “grande vecchio”; dai suoi interventi si ricava un senso di fiducia non offerto da politici molto più giovani di lui che inseguono la civetteria di considerarsi “grandi vecchi”, vanità molto difficile da coltivare. Si direbbe che una “paglietta” primaverile sia vista come il ritorno di uno “scuro passato”, magari per correggersi subito e ottenere un trattamento da “super partes”, cioè rimanendo sempre “un grande vecchio”, un po’ anemico, un po’ essiccato alla maniera di Massimo D’Alema. Lo voglia o no, Berlusconi fa rivivere il personaggio del “picconatore”, inaugurato da Francesco Cossiga. Una civetteria nata da quando i “padri ideologici”, e magari i nonni, hanno lardellato di tante nefandezze l’Italia da rendere legittima la richiesta di un “risarcimento”. Un indennizzo che i post comunisti non vogliono sia richiesto, avvalorando il sospetto di essere cooptati in questi tristi ricordi. Da questo atteggiamento si avverte che non hanno intenzione di liberarsi delle eredità passate; le hanno, per il momento, accantonate in soffitta. Se in Italia c’è un “passato oscuro” la causa è da ricercare nelle due generazioni cui hanno dato un grandissimo contributo soprattutto i giovani. La irresistibile ascesa del nuovo “picconatore” è cominciata con la frana di una democrazia sfatta che i “giovani” sembra vogliano lasciar vivere. Ed è per questo che il “picconatore”, a dispetto di tante sbandate, è preferibile a loro. Insomma, a tutti quelli che ci hanno regalato una finta democratizzazione; se i nascituri sono questi, è giusto rinchiuderli in un’ incubatrice. Il “picconatore” di antica data, ma “giovane vecchio”, è ancora invasato di cavalli motore; svelto, un po’ burlone come i “vecchietti” dei film americani. Il fatto sorprende perché Berlusconi non ha mai avuto un culto esagitato di se stesso. Soprattutto è un uomo di spirito… giovanile.

Maurizio Liverani