LAVABILE IN LAVATRICE

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

LAVABILE IN LAVATRICE

Chi è uscito dall’immenso lager intellettuale stalinista fa capire che potrebbe tornarvi se trovasse sistemazione nei ruoli delle celebrità. L’italiano si lascia volentieri sedurre da uomini politici con poche intenzioni salvo una, pericolosissima, che è quella di piacere. Quando tra un politico e una larga parte dell’opinione pubblica si stabilisce una situazione di questo genere vuol dire che la domanda corrisponde all’offerta, ed è inutile ricercare quanto vi sia di voluto da una parte e ingenuità dall’altra. Walter Veltroni, fin da ragazzino, si è schierato a sinistra con un’aria un po’ frivola; ha, però, una colpa: quella di essersi accorto tardi di come sono andate le cose nel comunismo mondiale. Se avesse avuto gran sete di verità avrebbe scoperto, lui come scrittore, l’inganno del comunismo in libri famosi: “La fattoria degli animali” e “1984”; libri che ancora oggi si leggono mentre di Stalin ricordiamo soltanto le bischerate. Veltroni ha scelto un personale modo di “soffrire” per le proprie idee; da ministro dei Beni Culturali rilasciò una dichiarazione sorprendente: “Se avessi saputo non sarei mai diventato comunista”. Privandosi della memoria – “non sapevo” – vuol dire che era ancora in fasce nel ’56 quando Mosca invase l’Ungheria, ma non nel ’69 quando l’Urss straripò con i suoi tanks in Cecoslovacchia. Voleva dire che si era trovato in un ingranaggio di cui non conosceva l’origine. Evidentemente non aveva mai letto “La mise a mort” di Louis Aragon (comunista nel ’27), un romanzo autobiografico che chiude, a proposito del fallimento del comunismo, così: “Avevamo un bel profetizzare la tragedia. Chi poteva immaginarla a casa propria … noi lì pieni di terrore e di rivolta”. Si riferiva ai famosi fatti d’Ungheria; sposato con ElsaTriolet, scrittrice di origine russa, conobbe bene l’Urss. Veltroni è, dunque, un ex che si riconosce il diritto di sbagliare perché non sapeva. In sostanza, ha ignorato per anni tutto dell’Unione Sovietica. Questa lacuna non suggerisce lampi ironici ai moralisti principe. Per paura di passare per una banderuola, c’è qualche autorevole ex leader comunista arrivato a dire che il teorico di Treviri, Marx, “non va più”, è come un abito smesso. L’onestà dell’intellettuale dimostrata dai leader post comunisti è stata, perciò, quella di una lavatrice in cui va la biancheria sporca. 
 
MAURIZIO LIVERANI