LE CATASTROFI CI SALVERANNO

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
 
LE CATASTROFI CI SALVERANNO

Va ricordato che l’America è in mano a degli europei che nei secoli passati hanno sterminato gli indiani e, con l’aria che tira, potrebbero essere indotti a esercitare gli stessi metodi con i neri ei messicani. Trump è l’uomo dei muri. La grande finanza lo indurrà a essere quello che è: un mite pacioccone, amante– spregiatore delle donne, molte delle quali, con masochistico ardore, sono propense alle sue inclinazioni. Per certi versi è simpatico perché si intuisce che vorrebbe continuare ad arricchirsi senza noie, anzi, con l’ausilio dei suoi “schiavi”. La democrazia americana è questa; ci ha offerto, nel ’45, un certo Henry Truman il quale, con due bombe atomiche, senza alcun preavviso, distrusse due città giapponesi provocando più di trecentomila morti. E’ il Paese dove è ancor in voga la pena di morte. Tutto questo avviene all’insegna del miglioramento dell’umanità. Dimenticavamo che con l’avvento di Trump i rapporti con la Russia di Putin sono diventati più amichevoli, incrementando i sospetti degli Stati arabi. All’attivo del presidente va ascritto anche l’isolazionismo. Tra Stati Uniti ed Europa, l’oceano potrebbe diventare un confine, non più un punto di incontro; ma, forse, è l’umore del momento che ci fa pensare che la storia, invece di andare avanti, torni indietro e che Trump, a sorpresa, sia un uomo di spirito e che non applauda soltanto a se stesso ma anche agli altri. Con Renzi premier, in questa situazione il problema dell’Italia era quella di darsi un “ubi consistam” dopo che Obama era stato battuto da Trump. Con Obama, Matteo Renzi era (o è) diventato un pilone d’ormeggio nella storia dei due continenti; grazie ai suoi frequenti contatti con i magnati della grande industria si era dato una particolare silhouette di socialconservatore. L’elasticità tattica e l’opportunismo della nostra sinistra sono sempre meno favorevoli al “no”; fanno intendere all’opinione pubblica che è meglio essere concilianti con il corpulento Trump. Il presidente Usa può permettersi il lusso di fornire l’immagine di una balena apparentemente inoffensiva tra la pescaglia degli scalmanati che Obama e Clinton considerano paccottiglia. Per conferirsi il carisma di pacificatore, ha oscurato, almeno per il momento, il periodo in cui era più favorevole a chi trasformava il nemico in falò umano. Trump tiene a sottolineare di non essere cresciuto nell’ingranaggio di nessun partito; non vuole il fiore all’occhiello di rivoluzionario costretto, per ragioni di lotta elettorale, a fingersi battagliero; strizza l’occhio ai borghesi più paurosi, agli industriali che monopolizzano la grande stampa. E’ passata l’irruenza temeraria per il “loggione”; il rigido dominio di se stesso è per l’avversario che lo guarda con una certa comprensione. Forse dentro di sé pensa: ci facciamo guerra pur appartenendo allo stesso partito. Ci siamo resi conto che ormai la politica appartiene alla sfera della patologia. Il Pd, discendente del marxismo, è crollato come comunismo per le sue contraddizioni. Per abbruttire il capitalismo non c’è più nessuno; si adopera a questo scopo il capitalismo stesso per l’accumulo delle sue contraddizioni. Si perpetueranno continuamente i “sì” e i “no” finché tutti, si spera, avranno la decenza di uscire di scena prima che ci pensino le catastrofi.

MAURIZIO LIVERANI