LE PREVISIONI DI CARMELO BENE

di Maurizio Liverani

“Stop alle sovvenzioni. Gli Stabili? Chiudiamo”. Queste furono le ultime esternazioni di Carmelo Bene che, prima di morire, disse a chiare lettere quello che tutti pensano. Sul granitico credo dell’intervento statale si fonda la perennità di uno scandalo perdurante da anni. Sull’avvenire del teatro e del cinema si moltiplicano pulsioni sempre più distruttive che spingono a vedere un futuro sempre più nero. Il ministro Franceschini annuncia lo stanziamento di una cifra ingente. Migliaia di euro andranno a degli appaltatori scelti politicamente e i quali, a loro volta, produrranno film affidati a registi scelti politicamente. In Italia non esiste la figura del produttore; si spacciano per tali appaltatori privilegiati che attingono alla greppia statale. Chi paga? Chi paga o ha pagato il gigantesco deficit del Teatro dell’Opera di Roma? Chi quello degli Stabili? Carmelo Bene rivelò l’imbroglio con questa secca frase: “I direttori artistici producono con il denaro pubblico i propri spettacoli”. Sulla scorta di una disfatta finanziaria la sentenza dovrebbe essere quella pronunciata da Bene: “Gli Stabili dovrebbero chiudere tutti, compreso il Piccolo di Milano”. Alla sbarra degli imputati tutti i partiti che hanno avallato questo andazzo. Con essi, i registi ufficiali con una spiccata inclinazione ai “pieni poteri”. La critica che incoraggia questo scandalo non è più ascoltata. Non si tratta, da noi, di andare oltre il teatro, di trovare un “sottotesto” scovato nell’originale ma di porgere alla conoscenza degli italiani, allergici alla scena, l’opera allo stato puro. Va detto che   raramente gli Stabili hanno messo nei palinsesti autori italiani nuovi; se avessero voluto, avrebbero potuto far nascere un grande teatro. Ma in regime di monopolio delle sovvenzioni, i registi-targati politicamente si chiudono a riccio. I veri amanti del teatro si sottraggono al conformismo, creano a loro spese piccole compagnie, scovano palcoscenici in palazzi di quartiere e qui danno espressione al loro talento. Un esempio per tutti, a Senigallia il Teatro Nuovo Melograno dove giovani dotati e preparati rappresentano opere illustri. Una ricognizione alla ricerca di teatri come questi rivelerebbe che la passione per la prosa è ancora viva.

Maurizio Liverani