di MAURIZIO LIVERANI
LE PRIME BEFFE NEL CINEMA
Il compianto editore e produttore Angelo Rizzoli senior (foto) per dimostrare al fisco che non tutte le sue attivitĆ erano attive decise di rimettere del āsuoā investendo capitali nel cinema. Con forte disappunto si accorse che il denaro investito nei film di Federico Fellini, come āLa dolce vitaā e ā8 e Ā½ā, non andava perduto ma si moltiplicava al botteghino. Il simpatico āCumendaā aveva il dono di trasformare tutto in oro come il re Mida, e se ne lamentava. Gli appaltatori alla De Laurentis, cui i film di Fellini erano stati proposti, si tirarono indietro, temendo di fare fiasco. I privati, non avendo lāattitudine al successo come aveva Rizzoli senior, supplicavano Peppino Amato di rivelare il segreto del re Mida Angelo. Questo segreto ĆØ ancora ignoto. āMolti di coloro che si occupano dei festival cinematografici detestano lāinesattezza e sono sopraffatti dalla menzognaā, diceva Ennio Flaiano. Nel 1947, alla ripresa della famosa rassegna veneziana ero quasi ventenne; trascorsi lāinfanzia e la prima giovinezza al Lido, sono stato testimone della rinascita di questa mostra che seguo dāallora, soprattutto da quando assunsi lāincarico di critico cinematografico di āPaese Seraā. Ho registrato il raccapriccio della stampa quando il giĆ designato Leone dāoro alla āTerra tremaā (1948) di Luchino Visconti venne assegnato, invece, al famoso āRashomonā, con Toshiro Mifune, di Kurosawa. Si sapeva che il massimo riconoscimento della rassegna sarebbe andato a unāopera di intonazione filocomunista pur essendo i dirigenti della mostra quasi tutti democristiani. La sorpresa fu grossa; lāonorevole Andreotti, con il quale intrecciai una frequentazione, mi fece capire, con frasi allusive, che la sorpresa preannunciava, con anni dāanticipo, il famoso compromesso storico.
MAURIZIO LIVERANI