LE VESTALI DEL POTERE

di Maurizio Liverani

Questo sprezzo per le regole democratiche è ormai codificato al punto che gli italiani quasi non se ne lamentano più; lo nota qualche psicolabile che ancora ha la capacità di stupirsi di fronte alle gaglioffate dei partiti.

Tanti anni fa, quando il ministro (di allora) di Grazia e Giustizia in un comizio nelle Marche, con la mano sinistra infilata nella tasca, pronunciò questa frase immortale: “Il comunismo mette al centro della società l’uomo (con la U maiuscola, ndr) non la merce”, ci fu un momento d’incertezza. L’uomo cui si riferiva era il presidente della Fiat al quale il governo di sinistra rinnovava rottamazioni purché continuasse a sfornare le sue “bare” vaganti su quattro ruote? O si riferiva al lavoratore di Mirafiori sbattuto in cassa integrazione? Il nostro Paese, si sa, ha il più alto indice di milionari rivoluzionari; il rapporto dei grandi affaristi con la sinistra è, di questi tempi, molto chiaro, tende al femmineo e al pederastico. Gli italiani ebbero la conferma di quanto avevano sempre sospettato. L’oratore intendeva elogiare le qualità del capo del governo che già allora era uno dei tanti comunisti. I premier-zerbino hanno stabilito, sin dal dopoguerra, il potere effettivo del Paese: gli industriali, l’alta finanza, la Chiesa. Il premier-zerbino si comporta, da allora, da tecnocrate; il tecnocrate sfugge a tutte le tradizionali categorie morali e ideologiche. La tecnocrazia è al di là della politica e segue i dettami dell’efficienza. I tratti somatici del tecnocrate di sinistra sono pratici, in breve, capitalistici. Sono come i notabili della cultura (notabili di cultura molto modesta) dinamici come “manager”, pratici e ingegneristici, venerano, nei comizi, Giuseppe Di Vittorio, il solo, autentico “uomo del popolo” che il sindacalismo italiano abbia espresso. Per chi è addentro nel machiavellismo della sinistra il richiamo a Di Vittorio è sempre un “omaggio”, che suona offesa verso lo scomparso. Di Vittorio esaltava gli animi dei lavoratori perché puntava l’indice contro i padroni. Da tempo la classe più colpita dalla Grande Impresa è quella dei piccoli e medi imprenditori, dei commercianti, degli artigiani; sono i lavoratori europei con i più magri stipendi della comunità; sono i pensionati. E’ la vecchia regola clericale: fondersi con la sinistra dopo aver simulato per anni una contrapposizione. L’obiettivo finale è stato raggiunto secondo gli schemi che Aldo Moro (foto) ha teorizzato ma che soltanto un “democristiano”  può attuare.

Maurizio Liverani