Le vie dei Festival, diretto da Natalia Di Iorio – realizzato dall’Associazione Cadmo con il contributo dell’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili della Regione Lazio e del Mibact – programma la sua XXIV edizione dal 23 settembre al 22 ottobre al Teatro Vascello, al Teatro Tordinona, al Cinema Greenwich e a Ostia, al Teatro del Lido. Quest’anno, per la prima volta, non gode del sostegno del Comune di Roma.
Nel corso delle più recenti edizioni, Le vie dei Festival ha modificato in parte la sua impostazione di partenza: non più la rassegna che ospitava i migliori spettacoli visti nelle manifestazioni estive nazionali ed internazionali, ma un festival che, oltre a proporre creazioni provenienti dalle rassegne estive, si fa promotore di nuovi progetti, che poi continua a seguire per garantire loro una vita futura. Coerente con questa premessa, Le vie dei Festival ha ospitato, tra gli altri, nei suoi cartelloni artisti come Eimuntas Nekrosius e Toni Servillo nel 1995, William Kentridge nel 1996, Pippo Delbono nel 1997, Alain Platel nel 1998, Enrique Vargas (2000), Alvis Hermanis (2008), Belarus Free Theatre (2010), Rimini Protokoll (2011), Collettivo Cinetico (2014), Fabrizio Falco (2015).
Anche in questa edizione Le vie dei Festival prosegue la programmazione di alcuni spettacoli al Teatro del Lido di Ostia, a conferma dell’attenzione agli spazi periferici.
Le vie dei Festival raggiunge il traguardo della Ventiquattresima edizione tenendo fede, nonostante le crescenti riduzioni di budget, ai propri caratteri fondanti: uno sguardo partecipe sul contemporaneo, l’attenzione al teatro di parola – declinato quest’anno anche attraverso esempi alti della letteratura del ‘900 – il rischio della ricerca del nuovo, accanto a un “angolo della memoria”, intesa non in senso nostalgico, ma propositivo.
Il Festival riesce a presentare in 5 diversi spazi, 27 titoli – tra teatro, cinema, danza e musica – tra cui cinque coproduzioni in prima nazionale, grazie alla condivisione del progetto da parte degli artisti, alla disponibilità di chi lo ospita e all’impegno testardo di quanti vi lavorano.
In apertura due autori divenuti ormai quasi dei classici della nostra scrittura teatrale: Enzo Moscato e Spiro Scimone: il primo con Bordello di mare con città che, nella potente visione di Carlo Cerciello, inaugura il Festival, il 23 settembre, alle 21, al Vascello (replica il giorno successivo alle 18). Ne sono interpreti: Sefora Russo, Lino Musella, Ivana Maione, Imma Villa, Cristina Donadio, Fulvia Carotenuto, Lello Serao. Scene Roberto Crea, costumi Alessandro Ciammarughi, suono Hubert Westkemper, musiche Paolo Coletta, luci Cesare Accetta. Produzione Elledieffe, Teatro Elicantropo.
Nei giorni immediatamente successivi vengono proposti Bar (Teatro del Lido, il 24, ore 18), che nel 1997 decretò il successo della Compagnia Scimone Sframeli, interpretato dai due artisti messinesi, diretti da Valerio Binasco. Al Teatro Vascello, (lunedì 25, ore 21), va in scena il recente Amore, con la regia di Sframeli. Il lavoro di Scimone infatti non teme lo scorrere del tempo, ambientato com’è in non luoghi e in un tempo astratto. Bar parla all’oggi esattamente come allora e accostare due lavori lontani nel tempo mette a fuoco immediatamente l’idea di un teatro “stabile” nel senso migliore del termine, non episodico e casuale, ma legato a una linea di ricerca chiara e coerente. La riproposta del teatro di Scimone-Sframeli da parte de Le vie dei Festival che li ha seguiti fin dal loro esordio, nasce anche da un avvio di collaborazione con l’Off/Off Theatre nuovo spazio di via Giulia diretto da Silvano Spada, che, dal 6 al 18 febbraio, presenterà Il cortile, sempre con la regia di Binasco.
Al filone della memoria fa capo Elettra o la caduta delle maschere, della Yourcenar, che viene
riproposto a distanza di molti anni da Le vie dei festival – al Vascello, il 26 settembre, ore 21 – come omaggio ai due traduttori Luca Coppola e Giancarlo Prati, tragicamente privati della vita sul litorale di Mazara del Vallo nel 1988. La regia è di Mauro Avogadro, che dirige il gruppo di giovani della Compagnia RDA: Federica Cavallaro, Anita Martorana, Nicasio Catanese, Vladimir Randazzo, Dario Battaglia, Ivan Graziano. Le vie dei Festival mette in programma questo spettacolo per ricordare la significativa esperienza della Compagnia del Minotauro, della quale anche Natalia Di Iorio – direttore artistico del festival – ha fatto parte, ma soprattutto per sottolineare la necessità – a dispetto delle mode – di sostenere il Teatro di Parola, come cifra stilistica di un lavoro che affronta la sfida di essere il tramite unico tra la pagina scritta e la scrittura scenica.
Altre utili suggestioni ci vengono dal documentario di Amedeo Fago Il Politecnico. Una storia romana degli Anni 70, dedicato a una delle realtà più vivaci di quegli anni, attraverso una raccolta ampia di testimonianze. La proiezione avrà luogo al Cinema Greenwich, il 16 ottobre, alle ore 21.
Coprodotto dal Festival in un allestimento appositamente pensato per il Teatro Vascello, debutta in prima nazionale, il 27 settembre, ore 20 (con repliche 28 e 29), Se tu avessi parlato Desdemona. L’ultimo quarto d’ora nella camera da letto del generale Otello, ideato e interpretato da Enrica Rosso, con interventi visivi di Massimo Achilli, la collaborazione di Carla Ceravolo per la scena e di Metella Raboni per il costume. Un monologo su un tema purtroppo di bruciante attualità che, grazie agli interventi multimediali, immerge Desdemona, prima vittima di femminicidio, nei suoi incubi. Il testo invece le offre la possibilità di ribaltare la storia, dimostrando la sua innocenza all’uomo che ama.
Il desiderio segreto dei fossili dei Maniaci d’amore (Vascello, 27 settembre, ore 21) è il primo dei cinque appuntamenti che inaugurano la collaborazione con I Teatri del Sacro sulla base del comune interesse verso il contemporaneo. Con la loro usuale mistura di livida comicità e spessore poetico, Francesco D’Amore e Luciana Maniaci, firmano un testo divertente, lieve e durissimo. Una riflessione sulla paura del diverso, della vita e del divino, ispirato dai testi di Florenskij, di Genet e di Pirandello.
Segue, il 28, al Vascello, alle 22, (ma anche il 30, al Teatro del Lido ore 21) Giobbe storia di un uomo semplice, adattamento e regia di Francesco Niccolini, con Roberto Anglisani, ispirato al romanzo perfetto di Joseph Roth. In Leila della tempesta, terzo appuntamento in scena di nuovo al Vascello, il 29 (replica il 30), sempre alle 22, Alessandro Berti – anche regista – e Sara Cianfriglia danno voce e corpo alla storia vera di Padre Ignazio De Francesco che da anni segue i detenuti del carcere di Dozza a Bologna, proponendo un cammino spirituale basato non sulla Bibbia e sul Corano, ma sulla Costituzione e sui diritti umani. Collegato tematicamente allo spettacolo, il documentario Dustur, di Marco Santarelli, che verrà proiettato al Cinema Greenwich, lunedì 2 ottobre, alle 21. Protagonisti del lungometraggio sono un gruppo di detenuti musulmani che scelgono di seguire una serie di lezioni sulla Costituzione italiana, con lo scopo finale di scrivere una nuova “costituzione dei sogni”.
Questa sezione si chiude con Little Something, proposta di teatro-danza della compagnia Cie Twain tratto dal testo di François Garagnon, che ci riporta, il 7 ottobre, ore 21, al Teatro del Lido. Regia e coreografia Loredana Parrella; in scena Elisa Melis, Yoris Petrillo, Luca Zanni, Maeva Curco Llovera.
Le vie dei Festival dedicano una parte consistente del programma al rapporto tra teatro e letteratura: ad inaugurarla Luigi Lo Cascio, attore di cinema e teatro tra i più affermati in Italia, porta sul palcoscenico del Teatro Vascello, il 28 settembre, alle ore 21, Sul cuor della terra. Poeti siciliani del Novecento. I versi raffinati, dolorosi, intimi di Bufalino, Bonaviri, Basso, Ripellino, e dei più classici Pirandello e Quasimodo vengono da lui interpretati in una dimensione colloquiale quasi intima.
Un’altra affermata e sensibile interprete, Sonia Bergamasco è protagonista assoluta di Ex chimico. Primo Levi e il suo secondo mestiere. (Teatro Vascello, domenica 1° ottobre, alle ore 18.00). Scrive l’attrice nella sua nota: “A trent’anni dalla morte, i racconti fantastici e fantascientifici di Primo Levi – poco noti al grande pubblico – si affacciano al presente con la limpidezza e l’ironia di un classico. E le sue poesie parlano una lingua asciutta, commovente, intimamente musicale”.
Alla poetessa, Premio Nobel Wisława Szymborska è dedicato l’omaggio del Teatro dei Gordi, giovane compagnia milanese che ha suscitato molto interesse e vinto già alcuni premi, e che arriva per la prima volta a Roma, al Teatro Vascello il 30 settembre, ore 21, con Sulla morte senza esagerare, ideato e diretto da Riccardo Pippa. Uno spettacolo di teatro senza parole, capace però di comunicare in maniera efficace, suggestiva e poetica attraverso il movimento, il gesto, le invenzioni scenografiche.
Al Teatro Tordinona, il 3 e il 4 ottobre, ore 21, prima nazionale di Tu sei Agatha, produzione realizzata con la collaborazione del Festival, ispirata a Agatha di Marguerite Duras; testo e regia di Lorenzo Ponte, della Civica Scuola di Milano, con due interpreti giovani ma già affermati come Christian La Rosa e Valentina Picello.
Il 5 ottobre, in un’Aula universitaria in via di definizione, alle ore 11, Marina Confalone, con l’amichevole collaborazione artistica di Carlo Cerciello, mette il suo talento al servizio dello splendido racconto di Franz Kafka La relazione accademica, assistita per l’indispensabile trucco da Gennaro Patrone. Per evitare la fine più infausta, cioè la prossima gabbia del giardino zoologico, la scimmia Peter non ha che una via d’uscita: diventare simile a quegli uomini che l’hanno imprigionato e meritarsi così quel rispetto che gli consentirà di venire risparmiato dalle loro sevizie. Dal folgorante spettacolo è nato il film di Antonietta De Lillo Il signor Rotpeter presentato fuori concorso all’ultima Biennale Cinema di Venezia.
I cani e i lupi, romanzo di Irène Némirovsky, tra le massime personalità del ‘900, (Teatro del Lido, domenica 8 ottobre, ore 18), ha ispirato la drammaturgia di Paolo Coletta, anche regista dello spettacolo presentato con successo al Napoli Teatro Festival e intrepretato da attori di diversa formazione: Martina Carpi, Salvatore D’Onofrio, Giacinto Palmarini e Annalisa Renzulli; i costumi di sono di Zaira De Vincentiis.
Terramatta è l’autobiografia postuma del contadino semianalfabeta Vincenzo Rabito, pubblicata da Einaudi nel 2007 e diventata negli anni un vero e proprio libro – cult. La prima parte, andata in scena lo scorso anno a Le vie dei Festival, raccontava la Grande Guerra. Ora Rosario Lisma e Gipo Gurrado, tornano il 21 ottobre, alle ore 21.00, al Tordinona, per narrare dell’avvento del fascismo e delle incredibili peripezie dell’autore tra Etiopia, Germania e Sicilia.
Un altro gradito ritorno è quello dell’autore e attore Nicola Russo e della sua compagnia Monstera che Le vie dei Festival segue dal 2012; Russo presenta in prima nazionale Io lavoro per la morte, un testo originale che indaga i movimenti del pensiero in uno spazio privato, quando non c’è nessuno a cui rivolgersi e la mente piegandosi su se stessa inventa possibili interlocutori. Scritto e diretto da Nicola Russo anche in scena (al Tordinona dal 18 al 20 ottobre, ore 21).
Sono alla terza esperienza a Le vie dei Festival anche Gli Omini con La famiglia Campione, un “cavallo di battaglia” del giovane apprezzato gruppo toscano che, come di consueto, ha coinvolto più di 80 ragazzi basando il lavoro su una serie di indagini e laboratori. (Tordinona, 8 ottobre, ore 18).
E’ invece la prima volta per Punta Corsara, brillante formazione napoletana, che arriva con Il cielo in una stanza, scritto da Armando Pirozzi ed Emanuele Valenti, quest’ultimo anche regista e in scena con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Sergio Longobardi, Valeria Pollice, Gianni Vastarella (Vascello, 4 ottobre, ore 21, repliche fino all’8 in collaborazione con il Teatro Vascello). Una nuova, felice creazione della compagnia che comincia come una farsa di Eduardo e finisce come un incubo metropolitano, un po’ teatro di denuncia, un po’ spaccato antropologico.
A un genere diverso appartiene lo spettacolo dei Virtuosi di San Martino – capitanati da Roberto Del Gaudio e Federico Odling – Totò che tragedia! (Vascello, 29 settembre, ore 21), che mescola sapientemente teatro e musica per rievocare il mondo dell’avanspettacolo, i suoi personaggi, i suoi testi. Al tempo stesso, trovano però spazio anche racconti più privati del grande attore napoletano – che scorrono su un doppio binario di dolore e di gioia, di parole e musica.
Ha molto a che fare con la musica anche Play duett. Da Basile a Moscato, da Viviani a Iacobelli (6 e 7 ottobre, ore 21.00, al Tordinona), incontro di due tra i migliori interpreti della tradizione napoletana, due fuoriclasse capaci di far rivivere l’improvvisazione jazzistica dei grandi attori: Tonino Taiuti e Lino Musella. Le musiche sono di Marco Vidino. Si spazia da Basile a Moscato, da Viviani ai Sonetti di Shakespeare tradotti in napoletano da Dario Iacobelli, cari a Musella, che a questo autore ancora poco conosciuto ha dedicato un suo formidabile spettacolo (Le vie dei Festival 2016).
Il Festival si chiude domenica 22 ottobre, alle ore 18.00, con Abbiamo fatto trenta! di Teatri Uniti, una delle compagini artistiche di maggior rilievo del panorama teatrale italiano, che quest’anno festeggia i trent’anni di attività; lo racconteranno sul palcoscenico del Tordinona, i suoi protagonisti.
La Sezione dedicata tradizionalmente ai ragazzi, propone quest’anno tre titoli: Pulcinella internazionale con Gaspare Nasuto, tra i maestri dell’animazione dei burattini (Vascello, domenica 24 settembre, ore 15); Rosso Cappuccetto (Vascello, domenica 1 ottobre, ore 15), uno spettacolo del Teatro delle Briciole da un’idea di Emanuela Dall’aglio, che ne è interprete e anche regista a quattro mani con Mirto Baliani. Topo Federico racconta, da Le storie di Federico di Leo Lionni, testo, regia e interpretazione di Roberto Anglisani, al Teatro del Lido di Ostia, domenica 1° ottobre, ore 18.