di Maurizio Liverani
Nel conformismo all’italiana, clericale, fascista, marxista, si sono spente tante belle speranze. Ormai è accertato. L’Italia ha bisogno di momenti catastrofici in cui possano emergere individui che l’aiutino a uscire dalle ricorrenti crisi. Oggi assistiamo al ritorno volenteroso di personaggi che fanno coincidere il loro disagio personale con il conflitto del Paese. Sono figure che andrebbero incoraggiate e non cancellate rapidamente. Da un lato c’è la nazione con la mostruosità mafiosa inespugnabile, con l’incombenza di un capitalismo sottomesso a quello internazionale. D’altro lato, coerente con questa visione, si potrebbe pensare che Matteo Renzi punti a portare fuori il Paese da questo stallo con una politica che unifichi e non divida. Purtroppo i partiti sono da tempo simboli per provocare scontri e impedire una catarsi nazionale. Il comunismo è un’ideologia non marxista; è, anzi, un vessillo “aristocratico”. Queste ultime elezioni hanno individuato gli ex comunisti nei quartieri agiati. Come è nato e potuto nascere in Italia il comunismo che ha un sapore fascista? Il vero comunismo è scomparso con i suoi errori. Questa degenerazione segna la nascita di altri mostri; ad esempio, Donald Trump negli Stati Uniti. La ripetitività è il carattere distintivo della storia; la cosiddetta democrazia è la culla dove periodicamente spuntano personaggi pericolosi. Si vuol far credere che l’Italia sia una democrazia diversa poi si scopre che in pochi anni abbiamo avuto quattro colpi di Stato. I politici di professione, con l’inganno, si illudevano di normalizzare la situazione. E’ bastato che una parte degli italiani andasse al voto perché si svelasse l’inganno: che viviamo in una democrazia anormale con personaggi da ”prima pagina” ma con la levatura di “girini”.
Maurizio Liverani