di Maurizio Liverani
“Io vendo insulti”, confessò Ambrose Bierce, una sorta di Ennio Flaiano statunitense, nato nel 1842 e morto nel 1914. Alla voce politica scrive: “Modo di guadagnarsi la vita simile a quello dei settori più squallidi della delinquenza abituale. Conflitto di interessi mascherato da lotta fra opposte fazioni. Conduzione di affari pubblici per interessi privati”. In sostanza, Bierce era già consapevole di quello che il presidente dell’Inps Tito Boeri ci rivela oggi. Cioè che i parlamentari in “pensione” costano 193 milioni di euro, molto più dei contributi versati. Naturalmente, i giornali antigovernativi, quando possono, attribuiscono la responsabilità a Matteo Renzi. Era già nato nel 1842? Pur di mantenere un clima di rissa, si cerca ogni occasione. Tito Boeri rivela questi dati per dimostrare che con il ricalcolo si risparmierebbe fino a un miliardo e mezzo. Un meccanismo organizzato con precisione inesorabile e di cui si sono avvantaggiati per oltre un secolo, e se ne avvantaggiano ora, molti “dottor sottili”. L’Italia, dunque, è stata sempre governata da partiti “vampiro”; entrando in politica un qualsiasi cittadino si sente, e si è sentito, inconfondibile, irripetibile e persino oltraggioso. Se guardiamo le immagini dei grandi, queste figure sembrano che abbiano una dinamo particolare per raggiungere alte vette. Bivalenti come sono sempre stati, portano l’attenzione soltanto sul passato di Bettino Craxi. Anni fa, i comunisti che si trovavano di fronte a un socialista lo vituperavano allo stesso modo usato con tutti quelli che non avevano il loro stesso sale politico in zucca. C’è già chi pensa a sbeffeggiare il presidente dell’Inps che non si è attenuto alla connivenza con i partiti. I politici pur di “bruttificare” un politico onesto non vanno per il sottile. Le intenzioni che si annunciano sono buone, anche se tardive: rinunciare a tanti privilegi e accettare una democrazia che non somigli a un pozzo di San Patrizio.
Maurizio Liverani