FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
L’ESTREMA RISORSA: VIVERE CON IRONIA
Da luogo privilegiato per la dolce vita il nostro Paese si è trasformato in territorio di ristagno. Non è necessario, ha affermato uno dei tanti ministri dell’Economia, trasformarsi in paradisi fiscali. “Ma è opportuno – scrisse anni fa Giulio Tremonti – evitare di presentarsi come inferni fiscali”. La crisi, non specifica dell’Italia, da noi è aggravata dalla crisi di fiducia che non riguarda soltanto l’imprenditoria ma tutta la nostra comunità. Le reazioni dei governanti? Inerti. Sembra non ci sia nulla che riesca veramente a coinvolgerli al di là delle beghe partitiche. Commentatori politici attaccano repentinamente il governo dopo averlo con decisione sostenuto. Non passa giorno in cui un parlamentare non scenda in campo in funzione anti-qualcosa o qualcuno. I media, la televisione ci fanno ingoiare tutto senza esaurienti spiegazioni. L’italiano diffida, volta le spalle alla politica. Per sua natura la politica esige attenzione, inclinazione al coinvolgimento emotivo. Ma i trasformismi ci hanno reso dei mutanti, in una indifferenza che non dà spazio ad alcuna disponibilità. Non ci si accorge che quella che sta morendo è la società civile. L’involuzione riguarda tutti i settori della vita. Il segno della fine dell’operosità, dopo anni di opere che denunciavano lo spaesamento dell’uomo nel mondo, somiglia -nel gran caos che lo circonda – a Fabrizio Del Dongo, descritto da Stendhal nella “Certosa di Parma”, che nel bel mezzo della battaglia di Waterloo non riusciva a vederla. Tutto questo accade perché la politica è, oggi, senza principi, senza binari ideologici chiari e fa perdere attendibilità a tutte le manifestazioni della vita. Ci sono fermenti isolati che prendono rilievo grazie al deserto di pensiero che li circonda. La protezione che la stampa accorda a questa politica comporta una degenerazione dell’onestà e della coerenza che mette ogni giorno di più in sospetto i lettori. A nulla vale dedicare fondi ed elzeviri alla riprovazione quando poi in tutte le altre pagine manca il coraggio di uscire dalla deprecazione astratta per segnalare i colpevoli con nome e cognome. I titoli sono assai spesso devianti; asseriscono verità che nel contesto dell’articolo non trovano conferma. La “crisi-disfacimento” è così bene inquadrata nel “fondo” di apertura da rendere quasi inutile sfogliare le altre pagine. L’editoriale o il “fondo” rispondono al bisogno di tutti a riflettere su quanto sta accadendo. Lo si può fare anche con ironia. L’ironia può essere il solo, disperato modo che rimane al politico per non essere travolto. Nel frattempo deve sopportare un destino avverso. Avrà letto, certamente, in Nietzsche, oltre che in Marx, che si deve amare la propria sorte. C’è carenza anche di persuasori occulti; abbondano i “mazzolatori”, gente che si lascia prendere facilmente dall’ira. Il cinismo è ormai un vezzo intellettuale “politicamente corretto”.
MAURIZIO LIVERANI