L’ESTREMO S.O.S.

di MAURIZIO LIVERANI 

Stabilite le proprie capacità, chi vuol mettersi a capo di una formazione politica, pur essendo fatto, a volte, di pasta umana scadente e corredato da vaghe nozioni politiche, invita ad agire per rompere l’apatia imperante, animato dall’immagine di un Paese radioso. Disarcionando capi appassiti, intimando loro di “arrendersi”, armato di verità indiscusse, presume di indurre a una sorta di risorgimento disegnando provvedimenti politici che collimino con una sana moralità. Questa platonica repubblica, in breve tempo svela di essere anch’essa un coacervo di impulsi antidemocratici. Imposto da un movimento di piazza, da esemplare guida rivela di essere trascinato all’azione da un meccanismo politico e giudiziario che lascia sospetti. Così ci sembra si debba definire la situazione politica del Paese in questa fase iniziale. La sola ipotesi che è stata fatta nel gran trambusto politico è che si vuol dare l’illusione di instradare il Paese sulla perduta strada della democrazia. Ma tutto dovrebbe accadere con entusiasmo, con una esposizione di idee chiare e comprensibili; captare le più urgenti esigenze del popolo, introducendo nuove regole dove l’immaginazione alimenta la sete di buona amministrazione. Quello finora emerso è una sorta di rompicapo. Possiamo elencare mille e cento parole che mettano le ali verso un destino migliore, con personaggi che vorrebbero essere risolutivi. Praticando la più rigida esclusione dei malfattori e con un automatismo micidiale si presentano, al contrario, equivoci e con una “vocazione” egocentrica. Il quadro è torbido e squallido, ma è bene che sia chiaro sin dalle prime mosse. A scorrere i nomi di chi governa, invece di grandi fabbricatori di alternative, con l’usa e getta che presiede la scelta delle personalità, ci si ritrova davanti al quadro desolante della solita democrazia italiana. Il solito esempio di operazioni occulte che preannunciano cattive conseguenze. I primi passi sono deludenti. Per l’ennesima volta, che sia l’ultima, l’Italia rischia di rientrare nel ben noto cono d’ombra.

MAURIZIO LIVERANI