LETTA CI COVA

di MAURIZIO LIVERANI 

LETTA CI COVA

Superate le resistenze “interiori”, Enrico Letta esce dal ghetto degli esclusi nel quale si era volontariamente relegato quando gli iscritti al Pd gli hanno preferito Matteo Renzi. Riprendendo la tessera del partito, approvando l’elezione a segretario di Nicola Zingaretti è tornato promettendo di non tenere più in allarme il partito che lo ha costretto a essere il premier di un mese; un primato nella storia della politica italiana. Nel  Pd non ci sono più solide posizioni; vi serpeggia un clima distensivo. Tutti si impegnano  a essere leali e obbedienti alle direttive del nuovo segretario e del nuovo presidente Paolo Gentiloni. I tesserati hanno preso atto che il “dimissionario” Renzi è sempre in auge e chi gli era contro, sollecitato da Letta “anti-rancore”,  deve lasciar cadere ogni risentimento. Gli ex diccì, confluiti nel Pd nel tentativo di renderlo sempre più democristiano, senza rendersi conto che lo è sin dalla nascita, stanno dimostrando di voler abbeverarsi alla saggezza di Enrico Letta. Nella condotta di questo politico, diventato eminente per volontà “divina”, si rinviene un solo fine, quello di rappresentare una risorsa di cui non si può fare a meno. La manovra è chiara: un piddino può essere il capo di una coalizione di sinistra purché questo abbia stigmate democristiane. Sono in tanti, in via del Nazareno, a rimpiangere il segretario azzeccagarbugli Matteo Renzi il quale, a dispetto dei detrattori, ha abbastanza ingegno per la politica attuale. L’universo politico italiano ricorda l’antropofagia. Da quando è sceso in concorrenza con gli altri leader Enrico Letta si era comportato come un cardinale che, pur vincendo diversi conclavi, non diventa mai papa. Ora si ripresenta con il ruolo di “spirito magno”, guadagnato con i favori elargiti dal Vaticano. Il bisogno uno e trino dell’affermazione della sua personalità lo induce a cercare concordie in ogni direzione. In questo si crede Scipione. La scipioneria che più lo impegna è di riportare i diccì nelle prime file, non incontrando, questa vola, ostacoli da “lu bellu guaglione” Renzi e compagni. Il sospetto che stia covando un percorso con un po’ di grillismo, narcisismo e lindura cattolica dimostra come la contrapposizione tra cattolicesimo e falce e martello è confluita stabilmente nel compromesso storico. 

MAURIZIO LIVERANI