di Maurizio Liverani
La politica è stata, per anni, sottoposta alle leggi inviolabili dello snobismo. Più volte abbiamo ricordato come, da acuto psicologo, Palmiro Togliatti avesse capito che la povertà è un fatto “sovversivo”; era riuscito a instillare nell’alta borghesia la persuasione che il “non plus ultra” dello snob fosse professare idee di sinistra. Anche un super miliardario come Paul Getty avvertì il bisogno di sentirsi compensato della vergogna della sua ricchezza con l’esaltante superiorità di essere arrestato nel corso di una gazzarra contro un congresso del Movimento sociale. Lo snobismo di sinistra, al tempo del Migliore, poteva anche spiegarsi e per questo le conventicole politico-letterarie costituivano un ceto egemonico. “Tutto si riduce all’eleganza”, scriveva Ennio Flaiano a commento del mio film “Sai cosa faceva Stalin alle donne?”. Appartenere a un partito rivoluzionario allora è stato un orpello invidiabile per miliardarie che volevano essere soprattutto importanti. Botteghe Oscure riconosceva loro un’anima politica, una mente, una volontà machiavellica. Quasi d’improvviso, la supremazia di questo partito consiste, ora, nel mutare abito ideologico. Quello vecchio dell’Internazionale socialista riflette un mondo che non c’è più. La cultura di sinistra non risponde più ai bisogni dei progressisti perché defunta con l’altra epoca. Già Achille Occhetto, alla Bolognina, aveva dichiarato il suo partito non più comunista, ma social-liberale. Questa visione, scrisse il “Corriere della Sera”, è davvero moderna perché si fa carico delle battaglie liberali. In questa nuova concezione della sinistra si è impiantato, con il Pd, Matteo Renzi che viene additato come l’uomo-tappa del domani. La stampa a lui ostile si affanna a dimostrare che questo nuovo virgulto della sinistra è un intrigante; ma ormai il dubbio che abbia imboccato la strada liberal-socialista è caduto. L’ex sindaco di Firenze ha superato il campo gravitazionale del vecchio Pci; in molti gli danno credito e lo esortano a “farsi carico” di una battaglia liberista. I vecchi stalinisti versano tutto il rosario di contumelie per sbarazzarsi di lui, costi quel che costi. Il sospetto è che non siano più necessarie le larghe intese. Il compromesso storico sarebbe già in atto da quando la “fanfara” liberale è stata assorbita dal nuovo momento che consente di arpionare in un sol colpo i liberali che si annidano nei vari partiti. La religione, da “oppio dei popoli”, è considerata conforme alle esigenze spirituali degli uomini ispirati da un ente supremo. Tutti dicono di fare resistenza a questa “union sacrée”. Silvio Berlusconi questa evoluzione l’ha colta in tempo. Bastava attendere.
Maurizio Liverani