di Maurizio Liverani
L’immagine è di una immensa balena arenata cui la gente si avvicina senza paura, ma è curiosa di sapere come è fatta perché hanno detto che tra non molto sarà squartata. Questa è l’immagine che al momento l’Italia offre di sé. Nelle facce non si legge né stupore né terrore; in mezzo alla folla ci sono molti dei responsabili che hanno concorso a rendere agonizzante questo enorme cetaceo. Qua e là nella carcassa sopravvive un sigillo di un’antica nobiltà. Molte feritoie ci aiutano a capire quello che è accaduto. La balena arenata è stata lottizzata sin dall’inizio dai pesci piranha della politica; ha assimilato i ladri piranha. Il politico piranha è sempre stato interessato alla lottizzazione delle cariche, a prendersi la porzione più grossa del potere; quando incontrava ostacoli affliggeva a questi agguati, torture, angherie sino a ridurli a sudditanza. La balena si riempiva di tossine. Le tossine sono le istituzioni di uno Stato che batte la strada della rovina. Mille volte le sono state fatte promesse di una salvezza in arrivo. Centinaia di salvatori della patria hanno assicurato che non si sarebbe più rubato. Persone insignificanti con lineamenti infusi di un senso di mediocrità promettevano una rinascita. Tutti abili nella cultura della furfanteria. Eppure, in questa balena è sorto il centro della moralità, della bontà, di una divina provvidenza. Gli anni sono passati, persone intelligenti hanno banchettato nelle casse dello Stato e ora, dopo tanto arzigogolare sui valori promessi ma mai visti, l’unica possibilità di salvezza è di proseguire nella stagnazione. E’ chiaro che in questo riassunto macabro sono scritti i nomi di statisti, di economisti, di cesellatori di onestà che si sono svelati, nel tempo, cleptomani. Soltanto un clamoroso avvenimento può estrarci dal baratro. I politici, i giornali, le televisioni ci assicurano che tra non molto prenderemo contatto con un “risorgimento”. Intanto dal mondo del potere giungono esortazioni dalla consistenza mielata. I confezionatori di belle parole si rivolgono a chi è stata tolta ogni fede inducendoli ad avere fiducia. Il futuro è affidato agli umori del “vulcano”. Cari lettori, ho cercato di comunicarvi il mio stato d’animo. Secondo il regista Ingmar Bergman viviamo già da secoli nell’apocalisse. Papa Wojtyla, prima di morire, ci annunciò che l’apocalisse ci avrebbe dato un mondo migliore. In pochi anni, il libro tenuto tenacemente lontano dagli occhi degli umani ha raggiunto tirature sbalorditive. Si intitola “L’inconveniente di essere nati”. Mal comune mezzo gaudio.
Maurizio Liverani