FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
LO 007 PIU’ LUNGO
“E’ sui divi che poggia la fortuna di una cinematografia”, sosteneva il produttore Levine, il quale fece il tentativo di rilanciare il divismo arcaico – quello degli anni ’30 – per contrapporlo a quello cerebrale e moderno che gli inglesi imposero intorno agli anni ’70. Hollywood non riusciva, in quegli anni, a scovare un volto tra la folla che piacesse nella stessa misura in cui, tra gli altri, piacquero Sean Connery, Peter O’Toole, Richard Burton, Julie Christie. Con i Beatles, i Rolling Stones, questi erano, in quel tempo, i pionieri della nuova Inghilterra. Hanno instaurato un clima fatto di giovinezza, d’insolenza e di facilità che ha sedotto i giovani di tutto il mondo. La star-pilota è stata Julie Christie; la sua ascesa implacabile, cominciata nel ’62, è culminata con l’Oscar per l’interpretazione di “Darling”. Grazie a divi come Sean Connery e Julie Andrews – Oscar come protagonista di “Mary Poppins” – giunta al cinema dopo essersi affermata a teatro e grazie anche a Peter O’Toole e Richard Burton che hanno raccolto l’eredità di Laurence Olivier e di Rex Harrison, l’Inghilterra è entrata nel mercato comune del cinema. Un mercato che ha tentato, invano, di ignorare un Paese così importante, in grado di invadere il mondo con le sue vedettes. A Sean Connery piaceva la voce del nostro compianto Pino Locchi; non ne avrebbe accettata un’altra. Pretendeva il “trapianto” di uno dei nostri migliori doppiatori. L’attore inglese non era disposto a nessun compromesso. Quando fu chiamato, nel ’62, da Darryl F. Zanuck per interpretare, nel film “Il giorno più lungo”, la parte di un soldato che sbarca sulla vasta spiaggia della Normandia, Connery pretese di essere ripreso da solo. Dopo le immagini con centinaia di soldati che correvano verso le postazioni sulle dune, si vede apparire un marine solitario che mette piede nell’arenile con piglio sicuro, spavaldo e, soprattutto, elegante. Intorno a lui nessuno. Quell’immagine fece un certo effetto, sembrava che l’impresa dello sbarco fosse opera sua; avanzava con l’autorevolezza di un dandy pronto alla lotta e a vincerla. Quella inquadratura esaltava la presenza dell’attore conquistando l’attenzione del pubblico. Sembrava dicesse: sono arrivato, tedeschi arrendetevi. Era sintetizzata la figura di un interprete che si sarebbe sempre imposto, divenendo poi il divo più ricercato. L’espressività vocale accordatagli da Locchi ha reso Connery l’attore anglosassone più apprezzato in Italia.
MAURIZIO LIVERANI