FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
Segno di infantile onnipotenza lo sta offrendo, in questi giorni, Luigi Di Maio. Si è dato alla politica con il solito pretesto di andare incontro a quella vasta parte dell’umanità italiana che a stento vive nel sottosviluppo. Le astuzie amministrative del suo clan familiare hanno risvegliato la venerazione che molti italiani nutrono per Bettino Craxi. Di Maio non ha la corposità e la voce tonitruante del defunto segretario del Psi; è conformato come quelle statuette di coccio che addobbano i salotti delle persone perbene. Con un’altra statura e un’altra corpulenza potrebbe usare il metodo Bettino che, per volgere a suo vantaggio l’opinione degli italiani che sembrava ostile a lui per le troppe magagne assommate dal suo partito, alla Camera prese in trappola tutti i parlamentari invitando, con voce alla Pavarotti, ad alzare la mano chi fosse senza intrighi, piccole e grandi ruberie. Nessuno alzò la mano. Con l’intelligenza e l’acume che lo distingueva, Craxi aveva indotto tutti a un silenzio pieno di colpevolezza. E’ stata questa, forse, la prima prova della “onestà” della nostra classe politica. Nessuno ebbe il coraggio di dichiararsi offeso, conferma che erano titolari di malversazioni a danni dello Stato. Tacendo, ammettevano di non essere esenti da colpe. Una inesprimibile liberazione pervase l’aula e Bettino ricevette anche dei plausi. In un attimo tutti ci apparvero rispettabili perché sinceri. Per Craxi, quel momento fu il segno di una quasi onnipotenza. I poveri di spirito vociferarono che quella mossa era stata studiata per mettere in imbarazzo chi nutriva un’antipatia confinante nel disprezzo verso il segretario del Psi. I più scalmanati gli rivolsero, poi, insulti come se fosse il diavolo, principe delle tenebre; mentre Bettino imboccava il “cammino della virtù politica”. Confermava una verità. Nessuno, entrando in politica, ha mai imboccato la strada della virtù. Anche nell’uomo politico che si proclama onesto si può scovare una saccoccia piena di talleri illeciti. Bettino aveva adottato lo stesso metodo della vecchia Dc: avvolgersi nel sospetto e poi confidare nella vera essenza della politica. Si era ricordato di una frase di De Gasperi che, alle origine della Dc, diceva: “Se ad essa togliete gli equivoci che cosa le resta?”. La truffa è la vera forza del politicante; la vera forza dei grandi partiti è sempre stata nel fatto che non si è mai saputo esattamente cosa fossero e, quindi, ogni italiano poteva votarli nella convinzione che il partito prescelto fosse automaticamente “onesto”. E’ questa la ragione che fa rinascere di continuo i partiti. Tutti gli abortiti hanno gran fretta di riprodursi; partiti-vampiro sullo stampino della vecchia Dc. E così siamo arrivati, dopo il fallimento della partitocrazia, a un movimento di massa che si appropria di tutto, dalle ferrovie alla televisione, con una lottizzazione ultra-rapida. Procedendo su questa strada approderemo alla Tangentopoli di massa, mentre la portata morale e gli interessi della gente passeranno in secondo piano. E’ questo lo statuto speciale della nostra Repubblica.
MAURIZIO LIVERANI