di Maurizio Liverani
Il nostro Paese è sempre stato prodigo di leader che da schiappine diventano, in un batter di ciglio, importanti uomini di Stato. Quando Paolo Gentiloni sedeva in Parlamento, in molti lo consideravano una pedina di riserva; tutti gli volevano bene perché convinti che da lui non c’era da aspettarsi alcuna impennata. Dopo il “successo” ottenuto, anche su scala internazionale, è entrato nel novero dei cosiddetti “padroni del vapore”. Prova che il Italia di Romano Prodi, di Matteo Renzi, di Giuliano Amato ce ne sono tanti, ma di Gentiloni no. Con lui si delinea chiaramente una figura che, prodottasi in periodi di inconcludenza, diventa improvvisamente la “guida” tanto attesa; l’espressione di una esigenza di un uomo medio che, non per calcolo o per ragionamento, ma per bisogno di attenersi alla realtà, si rivela l’uomo giusto al posto giusto. Stanca di una politica così mediocre al punto da sembrare cretinizzante, la plebaglia parlamentare scova in un altrove un “candido”. “Candido”, ispirato da Voltaire, è il titolo di un romanzo di Leonardo Sciascia, un personaggio ideato da un romanziere-filosofo o, meglio, da un romanziere-saggista. Nell’universo politico italiano era considerato “candido” Gentiloni cui si riconosceva di non aver alcuna attitudine agli intrighi e di non gloriarsi dei successi ottenuti non da lui personalmente ma dalle congiunture favorevoli del momento. Ingannati nelle loro previsioni, i nemici di Matteo Renzi si diffondono in ingiurie contro questo premier-cuscinetto, sperando che le sue ali si fondano al sole delle ostilità. E’ una figura, quella di Gentiloni, che getta lo scompiglio tra i politici di sinistra e di destra che lo hanno sempre considerato un peso morto perché incapace di portare avanti “combine”, quelle in cui eccellono i “gran visir” della politica. Nel Pd lo apprezzano anche se non lo possono vedere. La palude parlamentare da un po’ di tempo non lo ama affatto, soprattutto perché vede in lui un giullare manovrato da Renzi. In verità, Gentiloni è il prodotto sano e opportuno di una ribellione al clima generale di disfacimento. Il premier sarebbe “colpevole” agli occhi dei soliti satrapi di non rispettare la legge dell’omertà. Gentiloni, cosciente o non cosciente, fa così bene la parte dell’equidistante che rischia di restare a lungo a capo della compagine governativa. I politici delle due sponde, gentuccia insipida e noiosa, sono così affezionati alle poltrone da coalizzarsi contro l’”intruso”. L’”intruso” ha una bussola ideologica che può condurlo alla fine della legislatura; nelle interviste si rivela pregno di ottimismo come un’ape di miele, sostenuto dal ministro dell’Economia Padoan. E’ il san Matteo del “Discorso della montagna”: “Chiedete vi sarà dato, cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”. La solita sfiducia, in questo momento, non ha un alto tasso di ascolto.
Maurizio Liverani