LUCI E OMBRE DI UN TEMPO CHE FU (…ARRIVANDO AD OGGI)

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

LUCI E OMBRE DI UN TEMPO CHE FU (…ARRIVANDO AD OGGI)

Tutta la boria di “Attila” (1954) cadeva dinnanzi a Sofia Loren. Sofia era, in quel tempo, un interrogativo. Non si riusciva a trovarle uno spazio sullo schermo. Era troppo bella, troppo grande, accanto a lei gli uomini perdevano baldanza. Il regista Pietro Francisci (l’autore di tanti “Ercoli”) rivelò all’attonito Carlo Ponti quale effetto avrebbe fatto nel film la bocca giovanile, le labbra schiuse in un subdolo sorriso, le membra sode, i seni pieni di Sofia accanto a quell’iradidio di Attila, Anthony Quinn. Con una flebo di divismo di stampo hollywoodiano si aprì le porte al successo. La diva divenne la star pilota, sulla sua scia gli americani hanno assorbito Virna Lisi, Giovanna Ralli, Claudia Cardinale. Sofia fu d’allora considerata un’attrice ma anche una curiosità etnografica: l’immagine di una Italia tradizionale, ardente di passione e d’istinto. Ora, a 86 anni trova ancora spazio sullo schermo.  

Nel conformismo all’italiana, clericale, fascista, marxista, si sono spente tante belle speranze. L’Italia ha bisogno di momenti catastrofici in cui possano emergere individui che l’aiutino a uscire dalle ricorrenti crisi. Che la pandemia sia uno di questi? Se ne parla così tanto, la si teme così tanto che da simbolo del male è visto a volte come vessillo aristocratico.

Nel gennaio del 1989, l’Unione sovietica è stata accusata dal governo britannico di barare sulla reale consistenza delle sue armi chimiche. L’accusa, divulgata dal “Times”, è risultata suffragata da un rapporto dell’”Intelligence service” secondo il quale la Russia disporrebbe di un quantitativo di armi chimiche  e biologiche sei volte superiore rispetto a quello denunciato nei negoziati internazionali. C’è chi è ancora convinto che i “russi continueranno a ingannarci come hanno sempre fatto”.

Alla scuola dello stalinismo i capi sovietici hanno imparato a trattare i propri affari nascondendoli con un pretesto ideologico. E’ nato un personaggio stalinista tipicamente italiano? Il suo stampo si sarebbe formato nei brevi e convulsi anni del dopoguerra quando il partito comunista, non potendo attuare la rivoluzione, recitò più parti per impadronirsi di tutte le eredità d’Italia. Ai giovani che chiedevano un tessuto ideale il cattocomunismo ha offerto mille travestimenti, tutti spiegandoli, chiarendoli sulle tavole dell’ideologia e della religione, cercando di farli collimare con la dottrina. Hanno tentato la carta cattocomunista giovani con vocazioni liberali, cattolici, fascisti e persino monarchici. Si è capito troppo tardi di essere caduti in un grosso equivoco. C’è ancora la possibilità di potersi riprendere?
 
MAURIZIO LIVERANI