LUCIA ANNUNZIATA ALLE CORDE

 di Maurizio Liverani

Giorgia Meloni non le ha lasciato il tempo di dirle: “lei è impresentabile…”. E’ il saluto “cordiale” che Lucia Annunziata rivolge ad alcuni invitati alla sua trasmissione. Lontana da un partito che non c’è più, la giornalista si appella ancora alla rivoluzione d’ottobre, ma dentro di lei è rimasta la stoppa della falce e martello. Molto del suo prestigio discende in eredità dai tempi dei pionieri quando la donna si chiamava Kollontai, Anna Kulisciov o Rosa Luxemburg, grandi femmine che si guadagnarono i loro titoli accanto ai capi rivoluzionari, a ricaricare loro lo schioppo. Annunziata si è formata a questa tradizione privilegiata; senza queste famose vestali del comunismo non si potrà mai capire l’ascesa di certe personalità nel partito bolscevico. Si è sospettato a un certo punto che con l’avvento di Matteo Renzi per l’Annunziata fosse arrivato l’abisso personale e il tempo di, ragionevolmente, sacrificare la propria vita alle figurine e non al partito. Bersaglio di critiche, oscilla tra i toni apocalittici e il desiderio di condurre una vita vegetativa. E’ abbastanza intelligente per convincersi che la sua personalità non cuocerà mai nel tuorlo d’uovo della gloria; al massimo sarà messa nel pantheon dei cronisti televisivi prestigiosi, perché qualcuno disposto a farle la claque c’è ancora. Se nel dizionario del giornalismo televisivo si trova sotto il segno della mediocrità rivoluzionaria, la colpa è del vecchio partito che, di fronte alla realtà, si è rivelato prigioniero di stereotipi infantili. Anziché far derivare dalla realtà sociale le scelte politiche, il Pci ha sempre cercato di trasformare la realtà conformemente ai suoi desideri. Ospitando la candidata a sindaco di Roma, Giorgia Meloni, è stata investita da un grappolo di proposte che la giornalista ha cercato invano di intercettare. Per primo la Meloni le ha detto che siamo nel pieno di una stagione politica dove i partiti cessano di avere autorità; si debbono annullare per immettersi nel futuro come non partiti sorretti dal comune sentire. Chi vuol ridere rida. Immaginate cosa avrà pensato dentro di sé l’Annunziata mandata a casa come pensionata. Oggi come bacillo virgola nel panorama partitico italiano uno scranno ce l’ha; è una signora delle “tessere”. La sua forte volontà di mettere in imbarazzo l’interlocutrice è stata rintuzzata rapidamente dalla candidata che più che una deliziosa bionda sembrava un “ercole da fiera”. Con lei il Campidoglio guadagnerebbe in sex appeal.

Maurizio Liverani