L’ULTIMO AVANSPETTACOLO

di Maurizio Liverani

Nel momento in cui sul quadrante della storia italica batte l’ora della noia, i politici sembrano dei sopravvissuti, dei naufraghi, dei mutilati. La stampa, per non deprimere ancor piĂą i pochi lettori, ha sempre per loro qualche granello di caritĂ . La malinconia è espressa, per uno scherzo della sorte, dal volto del premier Paolo Gentiloni. Molti suoi colleghi sono perplessi; in quella faccia di portabagagli cercano di decifrare qualche piano ambizioso. La loro tradisce invidia. Imponendosi come premier, Gentiloni aveva l’aria di dire: “non aspettatevi da me lampi di genio, ma sono pur sempre un gentiloni!”. Effettivamente, si sta rivelando un politico di una certa elevatura. In Italia si diventa insigni quando si è piĂą volte eletti. Se della buonanima di Aldo Moro si parlava come di un san Giorgio in lotta con il drago, non è azzardato piantare anche Gentiloni tra i grandi (forse è un po’ presto?) come un alberello di specie rara. Il cognome discende da una stirpe illustre, nobile.   Consultando il curriculum registriamo che ha appoggi in quasi tutte le fazioni politiche. Gli si riconosce “a fortiori” una supremazia di casta certificata da tanti esempi. Se si scorrono i nomi che si sono succeduti nel parlamento italiano, sembra di essere in un “pantheon” di spiriti sommi. I Giolitti, i Matteotti, i Segni, gli Amendola, i La Malfa si sono seduti in questa “aula sorda e grigia”, come la definì Mussolini (sbagliando, perchĂ©, al contrario, è abbastanza carnevalesca, almeno ai nostri giorni), per continuare il pensiero dei padri. Paolo Gentiloni non è assorto nel pensiero della consanguineitĂ  con un sommo. Nonostante gli incarichi ricevuti (tanti) sulla scena politica sembra giunto dalla stratosfera; non come un aerolito, bensì come una foglia secca, ondeggiando dopo essersi staccata dal ramo. Con il suo zelante socialismo democratico, è così anonimo da rendere inutile e superfluo registrare le sue idee. Nel suo partito non è indicato come una cosa che brilli di luce fioca, non si concede mai alla brutalitĂ  e all’odiositĂ . Sembra ci sia un incolmabile abisso tra lui e la politica attuale. Non è entrato nell’epica della “greppia”, però sembra John Travolta agli occhi del pubblico piĂą impulsivo. Gli si riconosce coraggio e c’è chi pensa, nel caso diventasse troppo autorevole, di renderlo inoffensivo oscurandolo. Alcuni capataz al potere lo considerano come schiuma nel gran vento della politica italiana proprio nel momento in cui la sua bandiera personale titanneggia. Dopo l’ipotesi di Silvio Berlusconi per un proseguimento di un governo Gentiloni in caso di paritĂ  alle prossime elezioni, in casa piddina gli si consiglia una spiccata aria di superioritĂ  (per obnubilare la stella di Matteo Renzi).

Maurizio Liverani