L’ULTIMO SOGNO DI KUBRICK

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

L’ULTIMO SOGNO DI KUBRICK

“L’erotismo è l’affermazione della vita sin dentro la morte”, dice Georges Bataille, uno scrittore che di sesso se ne intendeva. L’erotismo, al pari del genio, è il risultato del lavoro della mente. I nostri amori possono apparire esteriormente “petrarcheschi” ma, nell’intimo, sensuali. L’indebolimento romantico si accompagna, con gli anni, a un raffinamento a volte “perverso”. Fece sorpresa, nel 1999, il film “Eyes Wide Shut” (Occhi aperti e chiusi) di Stanley Kubrick, sua ultima opera tratta dal romanzo “Doppio sogno” di Arthur Schnitzler. Il grande regista scomparso non può dirsi un artista erotico, ma con questa pellicola tratta di sesso per entrare nel sogno; sogno che svanisce se si hanno occhi per guardare quello che avviene nel mondo, anche in quello dei sentimenti. Bill (Tom Cruise) e Alice (Nicole Kidman) formano una coppia unita da nove anni con una bambina di sette. Vivono in un elegante appartamento con vista su Central Park. Con lei accosciata sul water e lui che si specchia, arriva lo scambio di fantasticherie. Alice confessa un tradimento con un marinaio. Sconvolto, il marito si avventura nella notte in cerca di perdizione; incontra una prostituta e con un amico si trascina in uno strano posto in cui bisogna mascherarsi. Procede mascherato anche in complicati giochi erotici nei quali tutto è lecito. Quando è solo con se stesso, l’uomo scopre spesso aspirazioni e sentimenti da donna; quando si va a vedere in se stessi si riesce a conoscere quella parte dell’altro sesso che è in tutti noi. Il pieno, reciproco possesso rinasce dopo un viaggio in una realtà che sa di sogno; e il rapporto, di conseguenza, può tornare a essere anche una forma naturale di possedersi. Quando il sesso cessa di essere una funzione e si imparenta con l’erotismo si possono fare viaggi verso imprecisati piaceri. Nelle fantasticherie si può inclinare anche alla dissolutezza e abbandonarsi apertamente alle pulsioni. Nel film di Kubrick c’è un sublime odore mortuario che l’”alt” del sogno e della fantasticheria cancella. E’ il romanticismo ipocrita che qui viene condannato. Può anche accadere che la nuova morale sia più ardua e imprevedibile della vecchia. Film intelligente per palati raffinati, mai volgare, con due interpreti belli e non “dannati”, senza l’ingordigia dei lussuriosi.  


MAURIZIO LIVERANI