FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
L’UOMO NUOVO SA DI VECCHIO
Per essere riuscito a portare Sergio Mattarella al Quirinale, Matteo Renzi ha dimostrato che il successo gli riesce facile assecondando i desideri della spenta Democrazia cristiana. Questo partito si fa sempre trovare presente negli “scambi” decisivi. A dispetto del patto del Nazareno che sopravvive avvilito e camuffato, Renzi ha fatto un balzo guadagnandosi il titolo di “machiavellico”. Per raggiungere i suoi scopi anche senza più un partito alle spalle è pronto a ogni stratagemma di astuzia e di arroganza. Questa volta è “decisivo” nella partita che si sta giocando per nominare un primo ministro essendosi smagrito l’attuale governo. Vuol riportare in vetta il gruppo di potere che ha formato dopo il dissolvimento del Pd. Se riuscirà con i soli suoi voti a portare a Palazzo Chigi Salvini, dimostrerà di essere un emulo di Lenin. Non si deve sapere, ma l’alleato di Renzi in questo momento è proprio il capo della Lega che ha un vasto consenso nell’elettorato. Il suo gioco è andato avanti nell’opporsi e nel riconciliarsi con Salvini il quale con altrettanta astuzia ha portato avanti una risoluzione di riserva, la meno gradita a Conte e a Di Maio. L’intento di Renzi è quello di eliminarli sostituendoli con Salvini che in questa fase, per assecondare le manovre dell’amico-nemico, offre di sé un’immagine più mansueta e amabile. Con Mattarella sul Colle, i democristiani insediati nel Pd non si sentono più ridotti al rango di portatori d’acqua; vi restano con pari dignità. Tutto si svolge in una specie di vuoto estraneo alla volontà del Paese. Renzi, cacciato in apparenza, gioca una partita di vertice senza alcun riguardo per i compagni, oggi ex. L’auto-eclissamento di Di Maio è toccante; si era illuso di avere tutte le atout per riuscire bene. Il doppio giochista, vale a dire Salvini, conferma di essere un trapezista intridendosi di spirito democristiano. La politica del compromesso storico è inattuale e impossibile perché non ha l’avvallo del vasto elettorato della Lega; ha un valore circoscritto necessario, però, per fare le riforme. Una verità che alcuni giornali smentiscono ma che si rivela, invece, “bruciante”. Il Pd da solo e il M5s da solo sono due narcotici perfetti; sono di quei partiti che non conoscono vittoria ma, in compenso, non conoscono neppure sconfitte. Per la nomina del nuovo capo del governo, Silvio Berlusconi si è irrigidito: vuole un moralizzatore di prestigio. Le pallottole elettorali dell’”alleato” Salvini sono state micidiali; uscito dalla coalizione della grande destra si è bevuto i vassalli come un uovo all’ostrica. Il giornalismo incollerito dal nuovo volto di Salvini si intona con chi lo verrebbe costringere a dimettersi. Il criptocomunismo che si illudeva di essere uscito dal freddo sopravvive in un partito che coagula rossi e neri. Se avrà la prevalenza, il solo a imporla sarà ancora una volta il leader “giravolta” Matto Renzi.
MAURIZIO LIVERANI