MA SOTTO LA PIOGGIA… NON SI CANTA PIU’

  • di MAURIZIO LIVERANI


    – C’E’ ARIA DI BURRASCA E… IL CONSENSO 
    SI DEFALCA !


– Prima delle elezioni sembrava di essere in un emporio di insulti, di parolacce, di dibattiti intrisi di un’animosità fuori luogo anche per questioni di poco conto. L’elettorato, stanco di tanto altercare oltre che desideroso di un vero cambiamento, senza alcuna autorevole guida tranne qualche leader dai nervi poco saldi, ha votato nel modo che conosciamo. Subito si è gridato ai quattro venti che la coalizione di destra aveva vinto; trionfante era soprattutto la Lega. Molti voti, ma entusiasmo limitato; l’italiano diffida dei politici di qualsiasi provenienza. Dopo un breve periodo, le cosiddette masse, in attesa che vengano risolti i problemi, fatta astuta da anni di questo tipo di commedia politica, aspetta, ma si guarda bene di esultare. La frase con più alta sonorità che ci è stata proposta quasi contro voglia è questa: “mandalo via, mandalo via”; una volta detta non è stata più proposta. Siamo certi che sia stata espressa da Silvio Berlusconi. Il problema nasce qui. L’uomo di Arcore a che pro sbotta con un linguaggio per lui inconsueto? Si sa da prima delle elezioni che il leader del M5s, Di Maio, voleva una destra da cui fosse escluso Berlusconi. Proprio quel personaggio illustre che per aver invitato gli italiani a votare contro la sinistra ha subito persecuzioni di ogni tipo. Alcune se le è andate a trovare e ha consentito a giudici di parte a metterlo tra gli impresentabili. Si è arrivati al punto di promettergli il carcere, sostenuto da personaggi che l’illustre Silvio è andato a scovare proprio nei paraggi della sinistra. Gente che appena si è accorta che la sua parabola declinava per soprusi giudiziari lo ha abbandonato. Ora Silvio si è circondato di alcuni scagnozzi e nelle simpatie degli italiani ha riacquistato punti perduti. Sembra che oggi in politica più si è soli e più si è acclamati. Alla formazione del nuovo governo il leader pentastellato, incautamente, si voleva alleare con tutti tranne che con lui. Sintomo di una carenza politica che porta con sé e gli fa commettere molti errori, oltre a ridimensionare quotidianamente la simpatia che godeva. Primo segno che come politico vale come un due di coppe. Quel “mandalo via” invocato da Berlusconi, evidentemente, è stato provocato da chi non lo voleva nel governo. Immaginate quali siano i rapporti che corrono tra chi ci dovrebbe governare e restituire un avvenire fulgido a una “tartana” come oggi è ridotta l’Italia. Sull’episodio è sceso il silenzio. I giornali accennano con garbo ai dissapori governativi. Il presidente della Repubblica ha inarcato il cipiglio del “ghe pensi mi” e, con accento meridionale, ha designato come unico capo di governo Giuseppe Conte che con la faccia e con il sorriso ha riportato nella politica connotati civili. Sarà lui a rappresentarci in Europa, gli altri due faranno da paggetti; sarà lui a trattare, naturalmente dove averne discusso, con i pezzi da novanta dell’Europa unita che ci vorrebbero fa r affondare. Alcune volte la simpatia prevale sull’abilità. Conte ne ha; soprattutto ha il merito di non avere mai la faccia truce e di accettare, come un divertito commediante, la protezione di Trump e, contro ogni previsione, quella di Putin. E’ bastato parlarsi da persone educate e disposte al buon umore per creare un’alleanza che durerà forse poco, ma che intanto c’è. Con un’aria un po’ pinocchiesca, Conte si è affacciato al palcoscenico della televisione e senza giri di parole né ambiguità politica ha detto che d’ora in poi le grandi questioni ideologiche e finanziarie dell’unione saranno affrontate, nelle sede opportune, soltanto da lui. C’è chi vocifera che raggiungendo questo primo brillante risultato il presidente della Repubblica, alla sua età, abbia intrecciato le gambe alla suono della canzone “Cantando sotto la pioggia”. La politica alle volte si sposa con il divertimento.

MAURIZIO LIVERANI