di Maurizio Liverani
“Virus” condotto da una verruca? Mai! Con questo sarcasmo intriso di una finta rabbietta al brillante giornalista Nicola Porro è stata tolta la trasmissione che conduceva con vivace intelligenza e brio, lasciando gli ospiti liberi di dire ciò che volevano. La regola della televisione “renziana” è che tutti i conduttori dei talk show di approfondimento debbono appartenere allo stesso albero politico. Con la sua simpatia Porro, ironizzando ora con l’ospite di destra ora con quello di sinistra, compreso il direttore del “Giornale” Sallustri, aveva dato vita a una trasmissione accolta bene dal pubblico. Il pensiero politico in tivvù sembra si trasmetta per “li lombi”, per affinità ideologica o familiare. Porro, invitato a lasciare o a condurre il talk in ore morte, ha deciso di andarsene. Dove? lo sapremo presto. Nel panorama ideologico televisivo era sospettato di fare da stoppino politico. Rischiava di infrangere il muro di conformismo che isola il video dalla realtà, mettendo a rischio il tenue prestigio di “Ballarò” e di “Piazzapulita”. Sulle cose della politica, il deposto giornalista possiede lumi speciali che si accendono, ad esempio, nel glabro giornale cui collabora. Ci riempie di soddisfazione apprendere che tornerà in una rete di sua scelta. Cresce l’attesa. La parola d’ordine è di intiepidire gli allarmi che lo vogliono conduttore di uno show politico autenticamente liberale. Chi crede nei presentimenti giura che non ritornerà berlusconiano; si è auto-sdoganato senza che alcuno abbia sollevato sospetti. In lui l’impegno politico non si è mai dissociato dalla coerenza professionale ed è per questo che tra i colleghi è trattato con rispetto, mentre ai conformisti va tributato compatimento. Molti si nutrono da tempo soltanto del mito dei loro predecessori.
Maurizio Liverani