di Maurizio Liverani
L’aspetto più curioso di questo campionato europeo è che a commentarlo in televisione sono invitati personaggi che con il gioco del pallone hanno avuto ben poco da spartire (a parte i quattrini). A rinverdire i fasti del mondiale del 1982 si attendevano il pallone d’oro e il capo cannoniere di quell’edizione favolosa. A quei lontani ricordi si dedicano rispettabili persone che hanno reso indelebile il campionato ’82 ma non si capisce perché sia assente proprio il goleador che con le sue prodezze, oltre a farci vincere quel campionato, si vide assegnare il pallone d’oro. Il volto di Paolo Rossi è una visione beatifica per i nostalgici di quegli anni, pari a quella del dorso di una odalisca di Ingres. Sul video, l’appassionato vi legge i nomi di alcuni “arcangeli” che fanno la parte di paggetti al calciatore. Forse che Paolo Rossi si sia troppo omerizzato? La consegna degli organizzatori italiani è quella di far risplendere d’azzurro il nostro “squadrone” che ha terremotato con le sue imprese quella gloriosa edizione. Il tapino Paolo Rossi viene presentato in uno spot pubblicitario dove ricorda mestamente e ironicamente i suoi trofei e con leggera lacrimosità accenna a due palloni – quello della medaglia d’oro e quello del mondiale. Sembra una trovata astuta per occultare le imprese di Rossi segnate, purtroppo, nel registro degli scandali del calcio. Era giusto in questa occasione non rispolverare quegli episodi che gli italiani non ricordano, e chi ricorda li ha già ampiamente perdonati. E’ inopportuno rinverdire questi incresciosi fatti proprio quando dirigenti del calcio, come Platinì, dopo essere stati sotto accusa, sono stati depennati dal plotone di comando. Un calciatore di valore come l’italo-francese forse non lo ritroveremo mai più; con lui il calcio ha conosciuto l’autentico splendore. I suoi meriti sono tali che se anche una porzione delle accuse mossegli fosse comprovata, in coro, tutti gli appassionati ne invocherebbero la beatificazione. Tipi come lui e Maradona hanno fatto rinascere una passione che sfida anche ogni genere di attentato ai giochi.
Maurizio Liverani