FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
MARCELLO “L’EROE INDIFFERENTE”
A decifrare la vera essenza di Marcello Mastroianni è stato l’ormai consacrato padre della patria Eduardo De Filippo. L’accostamento tra Mastroianni e Sofia Loren nel film “Matrimonio all’italiana” (1965) tratto dalla commedia “Filumena Marturano”, con la regia di Vittorio De Sica, non era senza significato. Da un lato Marcello corrucciato, dall’altro Sofia con le sue fiorite grazie, tutta opulenza piena e voluttuosa. Gli psicanalisti notavano che il prestigio di una donna come Sofia era direttamente proporzionale al tipo d’uomo che l’attore rappresentava. Gli americani fecero fuoco e fiamme per trapiantare questo eroe indifferente nel cinema hollywoodiano. “Non hanno capito”, commentava Marcello, “che l’origine del successo di film come ‘La Dolce vita’, ‘Divorzio all’italiana’ e ‘Otto e mezzo’ ha radici in Italia. Non è possibile trapiantare un attore come me in un altro mondo e pretendere che dia gli stessi frutti. Quando il produttore Levine insisteva perché accettassi, gli ho risposto che avrei interpretato un film in America a patto che il personaggio fosse un sordomuto”. Cosa aveva Mastroianni per “incontrare” tanto negli Stati Uniti? Che fosse un bravissimo attore è fuor di dubbio. Ma il suo successo non si isolava nei confini della bravura. Era bello, ma non più bello di molti altri. Per un complesso di felici coincidenze era arrivato ad acquistare agli occhi delle folle americane l’importanza rappresentativa di un tipo di uomo. Come l’arte provoca sempre la curiosità senza mai appagarla, Mastroianni apparteneva a quel tipo d’uomo che a una donna non dà mai la felicità, ma non si stanca di prometterla. Un grande settimanale americano definì Marcello “l’eroe indifferente”, malinconico e assorto. Quando andò a Hollywood per trattare i diritti di “Dopo la caduta” di Arthur Miller, non fece nulla per rendere noto ai newyorkesi che era tra loro. Con l’aria schiva di un provinciale inurbatosi da poco, si sentiva annoiato nel bailamme di New York. Assistette alla rappresentazione teatrale della commedia senza entusiasmo; ne trattò l’acquisto poi, lentamente, si convinse che non valeva la pena di interpretarla in Italia. La psicanalisi teorizzava, in quegli anni, il mito dell’iniziativa femminile come prova di un “complesso materno” al quale l’uomo soggiace. Mastroianni, agli occhi delle donne americane, era il contrario di un uomo ipervirile. Il suo modo di vivere era un modo di assistere alla vita; faceva da spettatore curioso, collocava un cuscinetto tra sé e gli altri non per ansia di distacco, ma per neghittosa rinuncia alla partecipazione. E’ nato con lui, nel cinema, l’italiano che non tradisce il proprio animo. “Gli americani”, mi raccontò Mastroianni, “volevano dare a Filumena un titolo che riecheggiasse ‘Divorzio all’italiana’”. Sono incorreggibili”.
MAURIZIO LIVERANI