MARE PIATTO

di MAURIZIO LIVERANI 

Ormai si è persuasi che il famoso detto “Largo ai giovani” abbia un serio fondamento. I già quarantenni gemono di paura. Gli articoli dei giornali che si occupano di loro si saltano a occhi chiusi. Nell’immediato dopoguerra, un presidente doveva avere una sagoma umbertina, adatta al compito. Si era ancora allo stato della morfologia anche se la biografia offriva grandi “nefas”, ma si era al riparo dalle investigazioni dei magistrati ostili. I più abili sfruttavano ogni occasione favorevole ottenendo un rampino nelle consorterie politiche più potenti. Oggi i comunisti sono sempre meno comunisti, mentre i cattolici sempre meno cattolici. Sono inoffensivi; incarnano ideali sepolti nello spirito degli uomini, riottosi a infuriarsi per futili motivi politici. Nei giornali si lamenta la mancanza di iniziative. Tutti sono pronti a recitare strepiti, ma a evitare crociate. Questa stagnazione generale va spacciata come valore liberale. Torna a farsi sentire Matteo Renzi. Con grande rilievo viene segnalata la figura di politico che vive nell’immediato; la stabilità, senza di lui, rischia di diventare pericolosa. I costituenti e referendari citano Emil Cioran che paragonerebbe Renzi al “moderno tiranno”, cioè una persona capace di nascondere il suo gioco senza che lo si possa accusare di disonestà. Con la sua vicenda l’italiano sperimenta, con sorpresa e compiacimento, che è sempre più libero dallo stalinismo democratico. I pentastellati hanno mutato parte del loro registro; sono più mansueti e ricorrono a misurate invettive, e perdono consensi. Chi ha ancora il comunismo nelle vene ha innato l’istinto dell’utile. L’orientamento più accentuato è quello utilitaristico del cane; naturalmente, si tratta di tattica perché, come il cane, è interessato. Vuol farsi amici tutti. La partita è in corso.

 MAURIZIO LIVERANI