MARINA, OGGI TI RIMPIANGIAMO

di Maurizio Liverani

Avevamo una Marilyn in casa e non ce ne siamo accorti. E’ questo il commento ricorrente dopo l’annuncio della scomparsa di Marina Ripa di Meana. Nella Roma della “dolce vita”, Marina era un personaggio singolare; i moralisti deprecavano la sua spregiudicatezza, ma erano comunque costretti ad apprezzare i suoi commenti, i suoi giudizi sulle persone indipendentemente al grado sociale di appartenenza. La figlia con la quale ha vissuto anni burrascosi per poi riappacificarsi l’ha giudicata una “guerriera”. Per combattere la sua sacrosanta battaglia contro le pellicce delle foche uccise  a randellate, la signora Marina si propose, nel ’96, nei manifesti “completamente nuda”. L’unica pellicce, diceva pressappoco la didascalia, la boscaglia dei licheni del pube. L’immagine non è impudica ma lascia una strana impressione: che il corpo sia il solo oggetto sul quale valga al pena di concentrarsi. Non come sollecitazione erotica ma come prefigurazione di un “maquillage” funebre. In questo senso ebbe torto la censura a proibire il manifesto. La sezione pubica ostentata da Marina sapeva di preparato istologico. Non si immagina che sotto possa esserci la zona più remota della sessualità femminile, da Norman Mailer chiamata “petignone sugoso”. L’insieme ci porta a concludere di essere al tramonto della sessualità. E’ questo l’effetto di vedere sempre più a fondo. La censura fornisce alla cinematografia erotica il suo aiuto, il suo sostegno; le sue sentenze divengono mezzi di comunicazione pubblicitaria, spronano l’estro dell’inserzionista il quale per il suo “slogan” si serve proprio dei moralizzatori e delle forbici. In una lontana intervista all’”Espresso”, probabilmente per provocare le associazioni femministe in una polemica con vantaggiose ripercussioni sul botteghino. Pasolini paragonò le donne alle “slot machine”. Nelle sue esibizioni contrappuntate da battute di spirito Marina Ripa di Meana era una piazzista della sana sensualità. Molti hanno cercato di farla passare per una snob, mentre nella realtà era tutt’altro. Con lei sarebbe nata anche il Italia la strategia dell’erotismo alla Marilyn, dove la donna, come prescriveva Rosso di San Secondo, deve essere una “cosa di carne”, non in senso materialistico ma uno sprone al  sogno. Ricordate? Mario Monicelli bocciò Brigitte Bardot al suo primo provino. Subito dopo Roger Vadim le fece fare “E Dio creò la donna”: così nacque il mio BB. Marina offriva un umorismo erotico improntato alla sincerità, alla freschezza gioiosa schietta e pulita.

Maurizio Liverani