di MAURIZIO LIVERANI
Stanco di interrogarsi sul “che fare?”, il Movimento 5 stelle, titolare, per il momento, del governo con la Lega, in luogo dell’ordine e della pace sociale ha riproposto come valore il disordine sociale. E’ il suo modo di tentare di sopravvivere; patteggia amabilmente con tutti perché vuol fare intendere che disdegna la rivolta e il caos. I facinorosi di tutte le fazioni sono intercambiabili. Beppe Grillo strepita e nel frattempo si compiace che il movimento sia solidale con Salvini. Il fracasso in varie zone giova all’opposizione che ha appreso da tempo che è bene andare oltre le scalmane di piazza. Adesso il bompresso è diretto da Matteo Salvini; Luigi Di Maio si presenta con grande candore (o con gran faccia tosta) pregno di avvenire. L’importante è intralciare il cammino di Matteo Renzi la cui tattica consiste nel stare lontano dalla politica “trucibalda”. Lavora a un tipo di governo dove il premier non faccia più da “palo”. Magistrati di scaturigini comuniste, intuita da tempo la sua capacità di rimonta, cercano di ostacolarlo in ogni modo. I cinquestelle vorrebbero scatenare una gran babele contro Renzi e già temono che il suo nuovo partito, se si farà, non avrà in vetta un leader fantoccio. Il M5s è impegnato nell’opera di denigrazione di ogni avversario; cova feroci rivincite, pavoneggiandosi tra i più accesi antirenziani. Collera, sempre collera, questa è la parola d’ordine. Siamo al teatro del varietà con personaggi fastidiosi come zanzare. A qualche piccolo segnale di pacificazione viene dato un piccolo rilievo. Nessuno nell’”aula sorda e grigia” vuole appartarsi prima di aver raggiunto il traguardo della ricca pensione. Se il grillismo riuscisse a far naufragare la democrazia, c’è già chi è pronto ad esasperare i vecchi difetti.
MAURIZIO LIVERANI