MATTI DA LEGA-RE

di MAURIZIO LIVERANI
 

Il nostro Paese è sempre stato prodigo di leader che da schiappettine diventano, in un batter di ciglio, importanti uomini di Stato. Da quando Luigi Di Maio, da pedina di riserva, è stato scambiato per una personalità, c’è da aspettarsi un’impennata; e questa è arrivata. Non c’è trasmissione televisiva in cui non colga il pretesto per rimproverare il partner di governo Matteo Salvini, rischiando di compromettere un successo elettorale “scontato”. Al punto che tanti italiani, con le idee un po’confuse, pensano che alle urne si vada a votare o per l’uno o per l’altro. Con Salvini si delinea chiaramente una figura che, prodottasi in periodi di inconcludenza, diventa improvvisamente la “guida” tanto attesa. Il rimpianto di un uomo medio che, non per calcolo o per ragionamento, si rivela l’uomo giusto al posto giusto. Fornisce di sé un carattere di un mussolinismo fatto con gli scarti di quello vecchio; decisionista a oltranza, getta lo scompiglio tra i politici di sinistra e di destra che, dopo averlo trattato come un peso morto, sono costretti a considerarlo, oggi, un “gran visir” della politica. C’è chi lo apprezza anche se non lo può vedere. E’ il prodotto, senza particolari qualità, di una ribellione al clima generale di disfacimento. Di Maio teme più lui che gli avversari; gentuccia insipida e noiosa, pronta, però, a coalizzarsi contro l’”intruso”. L’”intruso” non ha una bussola ideologica ma sa parlare alla gente che di politica non se ne intende. Di Maio è il san Matteo del Discorso della montagna: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete”. Nonostante le sue “bravate” non ha un alto tasso di ascolto; sospetta che l’alleato Salvini possa conoscere un successo radioso che equivarrebbe a oscurare la sua figura. Gli studiosi definiscono carismatico questo fenomeno; si verifica tutte le volte che, in un Paese, le istituzioni si rivelano impotenti e inefficaci, i partiti sminuiti e screditati. E’ qui la dannazione della nostra Italia: doversi accontentare di quel che passa il convento. Il futuro radioso promesso dalle ideologie e dalla religione è sempre rimandato fino a essere abolito; soprattutto la politica vive nello stato archeologico, con contrapposizioni sterili e infruttuose.

MAURIZIO LIVERANI