di Maurizio Liverani
Non so se Ennio Flaiano abbia conosciuto il simpatico, carissimo Aldo Biscardi. Se avesse letto le sue cronache sportive, cominciate tanti anni fa su “Paese Sera”, lo avrebbe messo nella “collezione” del filologo detta “Catalogo Peppino Amato”. “Saluti dalle pernici del monte Bianco” oppure “apriamo una paralisi” o ancora “si sono tutti alcolizzati contro di me”, per continuare “In quanto a idee politiche io e lei siamo agli antilopi” potrebbero appartenere allo scomparso conduttore del “Processo del lunedì”. L’essenza iniziale del “biscardismo” sta negli svarioni e successivamente nell’accentuazione colorita delle sue trasmissioni, ricolme di intonazioni dialettali che le rendevano saporose. Ogni suo articolo, che il direttore di “Paese Sera” mi chiedeva di rileggere, era un guazzabuglio divertente, ma acuto di osservazioni geniali sul gioco del calcio, sulle strategie degli arbitri, sull’invocazione alla correttezza e alla lealtà tra i calciatori. Un giorno mi disse: “Tu non mi credi un’aquila. Hai torto, sono un grande intenditore di questo sport. Potrei scrivere meglio, e lo saprei fare, ma farei capire di che razza di tipo sono”. Nella redazione sportiva del giornale c’erano Antonio Ghirelli e Dario Beni; io, che ero critico cinematografico, non vedevo l’ora di andare a trovarli, con Aldo come primadonna. Chiuso il giornale, i tre inscenavano uno spettacolo di battute, di prese in giro, di scandagli umoristici della redazione e del settore di loro competenza, degne del migliore Peppino De Filippo. Ricordo che Ghirelli diventò il consigliere di Sandro Pertini, capace di rendere simpatico il “divone” della Resistenza a tal punto da esserne inspiegabilmente allontanato dopo qualche anno; forse per delle impertinenze “istituzionali”. Dario Beni divenne direttore del “Corriere Adriatico”. Entrambi sono già nell’aldilà da tempo. Io posso testimoniare che componevano un trio satirico incomparabile; Aldo, sempre gioioso nella maniera partenopea, era il bersaglio delle “agudesas” dello spiritosissimo Ghirelli. Biscardi era un virtuoso della battuta; per lui la replica napoletana, grazie al dialetto, appariva più convincente, placava le asperità. Questo stile, da alcuni giudicato leggermente plebeo, è stato l’indice di forza del famoso “Processo” di cui ora resta soltanto il suo nome. Lo spettatore appassionato di calcio, dopo aver assistito a una puntata della trasmissione, si sentiva arricchito delle sue conoscenze sportive. Come per Pasolini, si diceva che Aldo volesse soltanto morire in odore di pubblicità. Non era questo il suo intento, ma, grazie alle sue intuizioni e ai suoi simpatici svarioni, è entrato nel mondo dei giornalisti rimpianti.
Maurizio Liverani
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