MENZOGNA MULTIPLA

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

MENZOGNA MULTIPLA

L’idealismo dei primi anni succedutesi alla conclusione della guerra si è lasciato facilmente domare. L’esaltazione del famoso “uomo nuovo” cessò di colpo quando si conobbe il vero volto del comunismo che lo propugnava. Con un improvviso cambiamento di rotta, la sinistra gettò nella pattumiera della storia l’”uomo nuovo” ormai ridicolizzato e pose al vertice dell’italianità Alberto Sordi, più per clonazione che per imitazione. Dalla quintessenza dell’uomo dotato di sani principi si cominciò ad amare il cinismo del furbo. Alla famosa “Bella ciao” si rispose “Ma ‘ndo vai se la banana nun ce l’hai” che sta per “grimaldello”. Da quel momento, per i politici di ieri e di oggi Sordi è stato precettore, maestro, mentore.

 

Come se fosse una rivelazione d’oggi, il sondaggista Renato Mannheimer ha sentenziato che gli italiani sono senza appartenenza politica. Con la morte della politica e i suoi giochi dannosi alle casse dello Stato, il Paese ha guadagnato diversi punti per tornare a essere, come prima del Covid-19, sole, mare e gioia di vivere.

 

Per darsi un bello smalto, il premier Conte sostiene di essere favorevole, illimitatamente, al “nuovo”. I politici fanno sempre sfoggio di fiducia nell’avvenire; il loro motto è: “Le lancette dell’orologio della storia non tornano mai indietro”.

 

Nella politica la malafede va intesa nel senso datole da Jean Paul Sartre; è il rifugiarsi nella “menzogna multipla”. Un espediente per confondere e far credere che i singoli partiti siano attestati sulle posizioni ideologiche di sempre, su “verità” che la storia ha dimostrato essere, invece, idee false ed erronee.

 

Ora che l’operaio americano è infelice, c’è anche la possibilità, per Pechino, di attrarlo verso il comunismo. Il Coronavirus concettualizza tutto questo. Il comunismo imborghesito esercita uno stanco richiamo, ma potrebbe rafforzarsi utilizzando il ricatto della pandemia.

 

Con i film di Sergio Leone, “Spaghetti western” non è più un titolo dispregiativo ma un blasone di nobiltà in quanto serve a distinguere il western all’italiana che piace da quello, diciamo, autentico di provenienza americana che piace sempre meno. 
 
MAURIZIO LIVERANI Nella foto – Festival d’altri tempi: Alberto Sordi con Maurizio Liverani nel 1966  COPYRIGHT DISTAMPA – EMATUBE