MICCICHE’, SINDACO DI AGRIGENTO: TUTTA LA PROVINCIA SARA’ CAPITALE DELLA CULTURA
…e Dacia Maraini rilancia con la sua firma l’appello per la «Valle delle pietre dipinte» di Campobello di Licata
Bene si è espresso in più opportunità il Sindaco di Agrigento Franco Micciché: Agrigento non è solo l’importante e mitica città, il centro; la sua forza in quanto “Capitale della cultura 2025” sarà nel tener conto dell’arte e della cultura di tutto il suo intero territorio e nel farsene rappresentante.
A questo proposito noi DiStampa, che da decenni seguiamo il maestro italoargentino Silvio Benedetto ovunque operi, in Italia e all’estero, non possiamo non pensare alla prossima opportunità che Campobello di Licata ha, data la sua collocazione geografica e l’arte che contiene, di essere uno dei protagonisti di Agrigento “Capitale della cultura 2025”. Non possiamo non ricordare Campobello di Licata negli anni del fervore creativo, quando venne denominata meritatamente “Città d’arte” grazie alla volontà delle Amministrazioni comunali di allora ed al massiccio intervento artistico del maestro Silvo Benedetto (numerose ideazioni e realizzazioni architettoniche, sculture in bronzo, murales, mosaici, fontane).
Così come ricordiamo che il maestro italoargentino ha contribuito all’arricchimento monumentale anche del centro storico di Agrigento, avendo assemblato in Piazza Lena e in Piazza San Giuseppe monoliti da lui dedicati ad Empedocle (recanti mosaici polimaterici e pitture in smalto ad alta cottura su pietra lavica, secondo il criterio che lo contraddistingue di un’arte contemporanea in rapporto con il contesto): “Sono stato supportato da Olga Macaluso, da Silvia Lotti, dall’ architetto Diego Gulizia, da Salvatore Smiraglia e da numerosi collaboratori… in dialogo con l’Amministrazione agrigentina e… col sempre vigile Empedocle”, ci ricorda su questo punto il maestro, da noi intervistato.
Per Agrigento grande creazione, questa di Benedetto, nel campo dell’arte nel contesto urbano (notevoli sono anche le sue tante realizzazioni pubbliche per gli Itinerari artistici nel Parco Nazionale delle Cinque Terre (UNESCO), per il complesso CGC della Patagonia, per il “Borgo delle porte dipinte” nella ligure Levanto… tanto per citare altri esempi).
Tornando alla presenza di Benedetto a Campobello di Licata, la nostra redazione (parallelamente alla stampa nazionale e non solo) ha seguito con attenzione le diverse vicende che accompagnarono quell’opera unica, vanto della Sicilia, che è la «Valle delle pietre dipinte»; nell’estate del 2022 ci siamo occupati dell’appello “Salviamo la Divina Commedia di Campobello di Licata (la «Valle delle pietre dipinte»)” firmato già da numerosissimi aderenti di diversi luoghi d’Italia, tra i quali, oggi, Dacia Maraini con questo suo accorato “Firmo volentieri. Sono d’accordo che bisogna rispettare le opere d’arte e avere cura di loro, perché rappresentano il nostro rapporto col sacro dell’immaginazione. Un caro saluto.”.
Sì, perché Campobello ha bisogno di rilanciare questa grande opera rimasta ‘in sordina’ per troppi anni. Così come è rimasta isolata (solo localmente), ‘in sordina’, tanta attività culturale che egli sta svolgendo tutt’oggi in questo stesso luogo dell’entroterra agrigentino.
Apprendiamo dal programma estivo di quest’anno, “E… state a Campobello!”, diffuso in Facebook l’assenza di Silvio Benedetto tra le proposte. Da noi consultato in proposito, il maestro commenta: “Sono abbastanza presente nelle opere pubbliche, anche se alcune attendono la dovuta manutenzione e diffusione. Ma sarebbe bello che, in un futuro, si tenga conto che siamo ancora vivi, operanti con continuità (qui come in altre parti) con l’arte e la cultura; che possiamo dare un valido contributo, costruendo insieme ad altri.”.
Certo è bizzarro. Se pensiamo a quanto lo scrittore Felice Cavallaro, ideatore e direttore della “Strada degli scrittori”, ha espresso più volte: “Agrigento ha Pirandello, Porto Empedocle Camilleri, Palma di Montechiaro Tomasi di Lampedusa… Campobello di Licata ha Silvio Benedetto.”.
Bizzarro infine che Campobello si definisca “Città d’arte” e dimentichi coloro che, quell’arte, l’hanno creata.