MILLE STRADE PER UNA CONVERGENZA

di Maurizio Liverani

Anche se non fa nulla per soddisfare il leader di Forza Italia, Matteo Salvini nella coalizione di destra ci sta con molto piacere, come il tarlo nel legno. Ci sta spensieratamente; attende che tra le varie anime cattolica, liberale, socialista ed ex fascista prevalga la sua che è all’opposto di chi guida nominalmente la coalizione. In questa, Salvini somiglia a quei galletti di ferro dei campanili, dritti e impettiti che girano a ogni soffio di vento. Adesso, forte dello sdoganamento della Lega ottenuto da Silvio”il generoso”, si sente sfiorato dal respiro della storia e si vede come l’uomo del faro in mezzo al mare turbolento. Lo sdoganamento dei separatisti è irreversibile e, giustamente, ha il diritto di inebriarsi; è, anche lui, un pilone di questa democrazia, nata dalla continuità del trasformismo. Le parole sgorgano, oggi, facili e fiduciose dalle labbra di Salvini dopo il successo della destra in Austria, di cui si ritiene un sicuro “alleato”. I grandi demiurghi della polverosa politica italiana sono usciti allo scoperto e trovano abbastanza “smart” (cioè, intelligente, alla moda, in gamba secondo la lingua italiana) recuperare oltralpe un alleato che ha schierato un esercito ai confini tra l’Italia e l’Austria. Tremende paure in via del Nazareno; la destra austriaca così spavalda, pilotata da un trentunenne di bell’aspetto, non piace alle grandi sacerdotesse dell’alternanza. Quanto è avvenuto a Vienna potrebbe giovare al carisma di Berlusconi. E’ un’ipotesi lanciata là senza alcuna convinzione purché si consolidi il progettato, ma mai dichiarato apertamente, “compromesso storico”, varato con il sacrificio del suo estremo assertore, Aldo Moro, quando era ormai inservibile. Parafrasando il Belli, Salvini sembra pensare: “Bona la libertà, mejio er Palazzo”. Scelto il Palazzo, i leader della coalizione hanno questa speranza di poter dire con Paul Valery: “Je vie par curiosité”. In sostanza, tutti sono curiosi di vedere come andrà a finire in questo Paese intriso di cinismo in cui vale il motto di un anticlericale dell’ottocento, il Rapisardi: “Salmi sugli altari, flatulenze in sacrestia”. “L’Italia è diventata una democrazia -affermava Pietro Nenni- senza popolo”. A tanti anni di distanza le guide morali sono ancora d’accordo con Nenni. In una democrazia senza demo, un uomo politico somiglia a un ermafrodita, sospeso tra diverse possibilità. Salvini potrebbe essere compagno di Matteo Renzi, ma nello stesso tempo essere alleato del “generoso” Silvio. Berlusconi si sente, in questi giorni, come quei corridori che tirano la volata ai pistards. Ma a chi? A Renzi e Veltroni o per, semplicemente, sorpassare Gentiloni? Si sente dire che nelle prossime elezioni potrebbe cercare collegamenti in tutte le direzioni. La pantomima della contrapposizione potrebbe trasformarsi in una sostanziale collaborazione. Le celebrazioni non saranno più un’orgia di odio, non già in nome di una civile “convergenza”, bensì per un reciproco tornaconto.

Maurizio Liverani