Con la straordinaria sicurezza intorno alle loro convinzioni, per gli attuali politici italiani la parola Patria è considerata ormai parola pomposa, priva di autentica idealità. Dopo aver contrastato per anni questo ideale con frequenti voltafaccia, destra e sinistra utilizzano raramente la potenza dell’idea di Patria. Lo fanno soltanto per trarre profitto dall’avversione verso quei movimenti nati con il proposito di disgregare la nazione come dall’avversione contro la Lega; rivendicando, sempre più l’indistruttibilità della Patria, dopo averla mortificata per anni. Si è arrivati al punto che sulle scale del Vittoriale una volta fu trovato scritto questo motto: “Chi per la patria muor se lo merita”. Come meravigliarsi di tanto cinismo dopo che la partitocrazia ha provocato una sorta di freddezza emotiva negli italiani, alimentata dall’asservimento alle varie fazioni politiche. Il nostro Stato è raramente chiamato Patria, parola che ha un sapore di vuoto simulacro che, purtuttavia, è riuscito, finora, a scongiurare tentazioni separatiste, fatta eccezione per le pretese della Lega. La memoria dei voltafaccia dei comunisti ha lasciato una profonda traccia. Il piccolo imprenditore, considerato dalla sinistra un’amalgama di sanfedismo, di gretto egoismo, di mediocrità piccolo borghese, prende, giorno dopo giorno, la sua rivalsa con consistenti adesioni ai partiti della libertà, l’ormeggio di Silvio Berlusconi. Dimostrazione che la colonna portante del centrodestra penalizza quella grande stampa che non si accorge come gran parte dell’elettorato vada in direzione opposta da quella da lei indicata. La “deriva”, secondo la grande stampa, che si dovrebbe fermare è quella verso il centrodestra, non quella verso il centrosinistra. La storia torna spesso sui suoi passi; con l’egemonia sempre più arrogante della sinistra risorge di rimbalzo una reazione contraria. La passione propulsiva potrebbe essere la stessa che ha portato diverse volte il Paese alle soglie della guerra civile. Ma si direbbe che gli italiani sono ormai stanchi delle grandi deflagrazioni ideologiche. Il “milite ignoto” al Vittoriale torna a inorgoglire l’Italia e ricorda che nella idea di Patria si può scorgere un avvenire migliore.
Maurizio Liverani