di Maurizio Liverani
La Cancelliera Merkel è stata sconfitta nel suo Land da una destra che già da molti anni “inciucia” con la sinistra al punto di aver dato vita a un partito titolato “Comunisti con destra”. Solo ora sappiamo, ma la nostra informazione giornalistica si è ben guardata dal dirci, che nazisti e comunisti non hanno avuto bisogno di trattative per raggiungere larghe intese per la semplice, elementare e persuasiva ragione che sono la stessa cosa. Chi ha vissuto gli anni della guerra ricorderà che la spartizione della Polonia fu pattuita dai ministri degli Esteri: il nazista Von Ribbentrop e il sovietico Molotov. La selvaggeria della guerra era già in corso e quell’occasione non fu colta come una respirazione bocca a bocca per evitarla. Quando si torna con la memoria a questi avvenimenti, lo spettacolo di un tremebondo sfinimento è quello che i politici offrono ogni giorno. Anni fa, Umberto Bossi, che è un uomo saggio e per questo messo da parte anche dalle “teppe” della Lega, prefigurò la fine della nazione. Lo sfacelo oggi è progredito, è leggibile sui volti dei segretari di partito; la penosa imperizia di esponenti del M5S l’hanno stampata sulle loro facce. Troppe trappolerie vengono a galla per sottrarsi alle conseguenze di avvisi di reato che potrebbero andare ben oltre il Colle e sfiorare, come disse una volta Scalfaro, anche l’altra sponda del Tevere. E’ sempre più difficile per il signore della politica snocciolare il latino delle Bicamerali o delle larghe intese, volto a occultare la vocazione del “potere per il potere”. Invariabilmente, gli individui più pericolosi cercano di mantenere il dominio sotto più bandiere. Mentre nei salotti dell’indignazione i soloni cercano dozzinali stimolanti, rivendicando il ruolo che a loro spetta. Quando sentiamo parlare il presidente della Repubblica abbiamo la sensazione che si ispiri non alla situazione attuale ma al “Discorso della montagna”. Tutti vivono una simulazione indefinita nella riproduzione di ideali, di fantasmi, di immagini che sono ormai dietro di noi e che devono, tuttavia, riproporre per conferirsi un “ubi consistam”. E non dover dare un perpetuo addio a tutto, a togliersi di torno. Questa legislatura continua a sopravvivere perché nessuno, nell’aula sorda e grigia, vuole ancora appartarsi prima di aver raggiunto il traguardo della liquidazione e della ricca pensione.
Maurizio Liverani