NEL SOLCO DI ANDREOTTI… IL FIORENTINO TENTA UNA RIMONTA

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

NEL SOLCO DI ANDREOTTI… IL FIORENTINO TENTA UNA RIMONTA

Va ricordato che nel ’70 Giulio Andreotti tentò di preparare nel suo partito la rivoluzione della mezza età. “Tutto il potere ai cinquantenni” fu la parola d’ordine. In sintonia con il Papa  il quale decise che i cardinali ottuagenari non potessero partecipare al Conclave. Andreotti, più papalino di Paolo VI, meditava addirittura di sbarrare la strada ai sessantenni. Non gli piacevano troppo coloro che cercavano di sottrarsi alle leggi fatali del tempo. L’allora sindaco di Firenze pose la rottamazione a un livello molto più basso per gettarsi come un falchetto  sugli uomini “stagionati” del suo partito. Seguendo questa strategia, negli anni duemila i fiorentini elessero un sindaco giovanissimo: Matteo Renzi che divenne una personalità nuova della politica nazionale. Renzi ha trangugiato il nocciolo del tempo; agisce da politico ma parla da antipolitico. La sua bandiera, come avversario di Bersani, è stata a lungo svolazzante, in cerca di consonanze senza pregiudizi ideologici. Il ribasso e poi l’uscita del bersanismo hanno spinto Renzi a giocare al rialzo con un suo partito assegnandogli metodi nuovi. Ha capito l’aria che tira in Italia. Per procurarsi i voti è diventato il “cocco” di se stesso; il suo ancoraggio è tra i non delusi che non hanno ancora perso la speranza. Una tecnica nuova per la quale non si risparmia. Brandisce con fervore la volontà di cambiamento. E’ stato il vessillifero di un nuovo stile di far politica. Ad esempio, escludere l’odio verso l’avversario preferendo la gentilezza, una qualità scomparsa dalla società italiana e nella politica dove regola generale, in questo momento, è dirsi disposti alla collaborazione ringhiosa. Gli italiani sono stati interessati a Renzi che aveva acquistato l’aureola di condottiero non grazie alle opere e agli atti bensì grazie all’età. Si è fatto molti nemici e si è reso conto che è arduo presentare nuove strategie. Prima che sia considerato come l’uomo provvidenziale passeranno degli anni. Cerca ancora faticosamente una certa autorevolezza; è riuscito a farsi un nome ma non una posizione. Con il Covid19 sono svaniti i giochetti dei partiti e la politica si inabissa sempre più nell’indifferenza. 
 
 MAURIZIO LIVERANI