FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
NELL’ ATTESA DI UN GRANDE LEADER…
La consistenza cerebrale di Matteo Renzi è di lana fina. Di questa opinione è gran parte dei fiorentini. Non riuscendo a mutare il partito e vederlo sempre ancorato allo status quo, si era lasciato incantare dalla Cancelliera Merkel la quale, dopo aver a lungo riflettuto tra la simpatia per Enrico Letta, che è pisano, e il fiorentino, si era imbarcata nella navicella del renzismo. Renzi non ha dovuto avvilirsi nella parte di un intrigante; si era segnalato come un grande alleato da “toscano di rango”, il tipo umano che gode la fiducia della tedescona Merkel. La Cancelliera lo aveva più volte informato che con un governo pilotato da lui la Germania era disposta a fornire all’Italia qualsiasi aiuto, in cambio Renzi le aveva accordato la cittadinanza fiorentina. Ad Angela Merkel, oltre alla toscanità, piaceva il suo agghindamento autonomo di chi è al di sopra delle parti che, ora, lo potrebbe portare, con un’ampia gittata, a creare un nuovo partito. Nel Pd vi è entrato con lo spirito di chi usa la politica come strumento di conquista e di primato; agire occultamente, evitare il fuoco dei riflettori che quando riescono a inquadrarlo danno di lui un’immagine da bravazzo. I comunisti hanno fama di essere sfrenati arrivisti, l’ex premier ha seguito un percorso inverso, ora si è mimetizzato, ora si è nascosto per riapparire conciliante e comprensivo facendo vedere che è intonato al momento politico come se fosse il solo custode dei supremi valori della democrazia. Renzi ha preso le distanze dal partito non appena ha annusato che in molti erano coinvolti in vicende scandalose. In un soprassalto di moralità si è lasciato sfuggire la fatidica frase: “Di questo Pd ne ho le scatole piene”. Ha l’età di chi non è stato sfiorato, come altri, dalla scuola staliniana; nessun senso di colpa. Se restasse, o fosse restato, si troverebbe nella spiacevole situazione di chi abbia fallito un bluff. Si è staccato nel momento esatto per poter essere ascritto, nel tempo, tra i grandi. Letto Stendhal, si è ricordato di una sua sentenza: “Un miracolo in Italia invecchia presto”. Alla Leopolda, dove i compagni faranno il punto della loro situazione, è atteso il suo pronunciamento. Sapremo se ha la statura di un grande leader.
MAURIZIO LIVERANI
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GLI AFORISMI DI OGGI
La scelta del pentapartito è l’invocazione alla terra promessa dove gli uomini sono veramente affratellati.
“Dio è con noi” era il motto delle grandi potenze che si combattevano nell’ultimo conflitto.
Il peso clericale ha avvelenato l’unità d’Italia tanto che il Tommaseo propose di lasciare Roma al papa.
La direttiva di Togliatti negava che ci potesse essere un’arte sottratta all’ispirazione.
Totò, perché monarchico, è stato a lungo classificato comico di serie B, inferiore a tanti muniti di tessere- scudo.
MAURIZIO LIVERANI
(Aforismi dai libri “SORDI RACCONTA ALBERTO”, “IL REGISTA RISCHIA IL POSTO”, “AFORISMI SOSPETTI” e “LASSU’ SULLE MONTAGNE CON IL PRINCIPE DI GALLES” di Maurizio Liverani)