di Maurizio Liverani
Silvio Berlusconi si è finalmente reso conto che Matteo Salvini non è che un “girino”, un demonietto cespuglioso che cerca invano un alleato tra i secessionisti d’Europa. L’errore di Berlusconi è stato quello di aver amplificato un personaggio che consente ai giornali di ospitare le sue ridicole esternazioni. Dopo le secrezioni assurde di “padanità”, il leghista, bocciato da Umberto Bossi per vacuità tribunizia, voleva tentare con FI una “marcia” su Roma. Purtroppo, ha l’autorità di un caporale di giornata; è facile renderlo inoffensivo. Il secessionismo è l’oppio dei popoli, lo dimostrano l’Eta in Spagna e l’Ulster in Irlanda. Siamo, però, alla grande sindrome, alla menopausa dei partiti, organizzati senza personalità di rilievo, affidati a funzionari. In tanta disaffezione, tra tanta “desistenza” dell’elettore, a Roma si fa largo Alfio Marchini. Per eliminare questo candidato, oscure forze si sono mobilitate perché, con la sua antipatia al compromesso storico, mette a rischio l’inciucio da cui è nato questo governo. Ora che sono affiorate le magagne di tutti i partiti, ma, soprattutto, con la certezza che tutti non hanno personalità capaci di arrestare la corsa alla rovina, può spuntare l’”alzati e cammina” di una lista civica. Rispunta nel sud Clemente Mastella, forse in rappresentanza di tutti i “girella”. Comunque il panorama dei candidati è fatto di facce toste. Di questo passo, ripetiamo, rinasce puntuale l’allarme e l’invito di penne specifiche, interessate alla politica politicante (senza la quale non avrebbero vita), rivolti agli italiani a tornare all’ovile. L’obiettivo del professionista della politica è quello di conservare se stesso erigendosi a interprete di aspirazioni profonde. Nel nostro scenario politico è nata una sola formazione: il Pd, in cui tutto può cambiare dalla sera alla mattina e in cui, per il momento, ogni cosa è decisa da uno solo. Tipi come Giorgia Meloni vogliono la delega in bianco. La delega, dice il dizionario Zanichelli, è un atto in cui si conferisce ad altri la capacità di agire in vece propria. Può un elettore delegare la sua scelta per portarla là dove l’elettore non vorrebbe? Se la Meloni, nel caso fosse eletta, dimostrasse di essere una grande sindaca, la sua statura, per ora molto piccola, potrebbe giustificare ogni suo arbitrio. La “cambiale in bianco” non si concede quasi mai, tranne in alcuni casi a personalità di particolare livello. Il “trasformismo” di Giovanni Giolitti (ad anni di distanza ancora criticato) era pur sempre legato al prestigio del garante.
Maurizio Liverani