FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
NON E’ MAI TROPPO TARDI’?
Se fosse vivo, Gabriele D’Annunzio commenterebbe le esternazioni del presidente Sergio Mattarella con un verso della “La nave”: “Non è mai troppo tardi per tentar l’ignoto. Non è mai troppo tardi per andare più oltre”. In questo momento il Paese, per ringalluzzirsi, avrebbe bisogno di un Giulio Andreotti o di un Palmiro Togliatti. Come mandriani del parlamentarismo non c’è stato chi abbia agito meglio di loro. Nel palazzo dei personaggi carismatici, il Quirinale, il Migliore cercava di imporre tipi impersonali, quasi vicini all’idiozia; non tipi “emotivi” che finissero in se stessi. Non avrebbe voluto volentieri sul Colle un vecchietto capriccioso come Sandro Pertini che interveniva su tutto. Andreotti voleva un agnello pasquale, docile, arrendevole, obbediente come Giuseppe Saragat, definito scherzosamente “l’alza Barbera”. Tutte personalità che non avessero nulla di mitico. Di mitico, Antonio Segni, come Cossiga, non aveva che la Sardegna. Anche Giovanni Leone avrebbe avuto successo; gli scandali lo hanno lasciato come smarrito. Quando il simpatico napoletano faceva le corna dietro la schiena mentre era acclamato da troppi poveracci, veniva deriso persino dai suoi devoti. Togliatti, di tutti i candidati, stilava un profilo; non propendeva per quelli dotati di un “murmure” democratico che uscisse dalle “briose ganasce” di Giovanni Gronchi. Avrebbe ostentato distacco come Budda sotto il fico leggendario alla vista di Francesco Cossiga sul Colle. Non avrebbe sponsorizzato Carlo Azeglio Ciampi. Avrebbe giustificato la non propensione a Giorgio Napolitano, un leader della sinistra, seguace di Giorgio Amendola, cervello democratico come pochi che piaceva a destra e a sinistra, “utile” e insostituibile suonatore della sola politica che si potesse fare, già allora, in Italia. Quella politica costituiva l’”arte” del possibile che oggi appare un’anomalia senza attrattive. Su questi solchi del mutamento di umori gettano le loro sementi quanti sostengono che l’inciucio è sporco, mentre in altre Nazioni è attuato fattivamente con il consenso di tutti. Chi si preoccupa del futuro degli operai, dei senza lavoro, dei giovani disoccupati incontra sempre – grazie a questo inciucio – il vituperio dei politici e dei giornalisti senza principi. La politica ora è un’alleanza anomala, così definita dai conduttori dei talk show, ben remunerati dallo Stato e dai privati grazie alle loro ridicole indignazioni. L’odore dei politici, senza “turarsi il naso”, spinge il Paese ad astenersi.
MAURIZIO LIVERANI