NON PIU’ MUMMIE

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

NON PIU’ MUMMIE

In ogni leader coesistono un millantatore e un cialtrone.

Superate le resistenze “interiori” è sembrato che Enrico Letta volesse uscire dal ghetto degli esclusi nel quale si è volontariamente relegato quando gli iscritti gli hanno preferito Matteo Renzi. Con un sottile piacere e una sadica volontà ha tenuto in allarme chi lo ha costretto a essere il premier di un mese; un primato nella storia della politica italiana. Nel Pd non ci sono più solide posizioni; vi serpeggia un che di burrascoso e provvisorio. Il succo di tutto il discorso sembra chiaro: un piddino può essere a capo di una coalizione di sinistra purché questa non sia Renzi. Enrico Letta è stato costretto a comportarsi come un cardinale che, pur vincendo diversi conclavi, non diventerà mai papa; deve accontentarsi del ruolo di “spirito magno”.

L’antifemminismo nel Pci è sempre stato vivo, sotto traccia, sin dai tempi di Palmiro Togliatti. Morto il Migliore, le donne falce e martello si sono imposte autorevolmente quando hanno intuito di essere più colte, più ideologicamente preparate dei maschietti. Lo stesso processo somiglia a quanto è accaduto a Maria Elena Boschi la cui immagine aveva preso un tale “meritato” rilievo da provocare invidie e rancori nel partito, soprattutto negli uomini in cui l’antifemminismo è stato soltanto messo in un cantuccio. I comunisti si sono sempre detti diversi e nello stesso tempo contrari a riconoscere alla donna quei meriti con i quali potrebbe scavalcarli.

Sandro Pertini si compiaceva della sua nobiltà d’animo come di un proprietà mistica, ma ne usciva, intriso di fresca e robusta maleducazione, quando il compagno gli faceva perdere una partita a scopa. E’ ricordato come simbolo di coraggio e di incultura. Nonostante i suoi scatti di cattivo umore, nello scatolone delle maldicenze è entrato come un “cavallo di razza”. 
 
MAURIZIO LIVERANI