FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
NOSTALGIA DEL PECCATO
“Se una vita libera assolutamente da ogni senso di peccato fosse realizzabile sarebbe vuota da far spavento”, scrive Cesare Pavese nel “Mestiere di vivere”. Di quanti delitti il cinema è considerato colpevole? E’ accusato di aver ucciso il teatro; di aver ucciso romanzo e racconto, letture pacate e serene. E chissà se dovesse anche macchiarsi di uccidere il senso del peccato. Per sostituire una vecchia cultura scritta con una giovane cultura “visiva”, al lettore non resta ormai che il nervo ottico, essendo snervati tutti gli altri sensi fatta eccezione a quello che presiede la fame. I film rendono parecchio difficile la sopravvivenza del senso del peccato senza il quale, come scrive Pavese, la vita è vuota da far spavento. Oggi il peccato si è ridotto come si è ridotto; ce ne rimane la sua mirabile fioritura narrativa. Il mondo della sensualità è, nel cinema, mal rappresentato. Da molti film si esce “anoressici” sessualmente. Il concetto del peccato, guardato a vista dalla morale come un malandrino pericoloso, braccato come un seminatore di scandali, bersaglio delle prediche dei benpensanti, maledetto e vagheggiato, ha perso molta della sua grandiosa e luciferina grandezza. Si riduce a misera cosa. Sembra che nell’uomo non sia più radicato il concetto del peccato. L’infrazione sadomasochistica, così come appare nei romanzi di Henry Miller o nei racconti di Anais Nin e che conferiva, nel commetterla, un cocente e disperato piacere, sta perdendo tutto il suo incanto. Il peccato così narcotizzato è praticato con un candore strabiliante. I giovani ne ragionano come di una cosa pratica. La femminilità sullo schermo è spogliata di quel fascino infuocato che si ritrova, di contro, in certi film di Buñuel come “Viridiana”. Diceva Oscar Wilde: “La bellezza è superiore al genio”. I delicati amanti della letteratura libertina lasciano il posto a una piccola folla che cerca i sublimi segreti degli antichi “conquistadores”. Il vizio spadellato a tutto spiano, paradossalmente, si eclissa. Se chiedessimo alla virtù quali siano le sue grazie per avvincere gli amanti ci risponderebbe: quelle che vengono dalla lotta con il vizio. Il cinema ci consente di riscoprire una vecchia e santa verità: tutti possono fare un film, ma sono rarissimi quelli che possono fare a meno di realizzarlo. E’ una linea di confine implacabile; da una parte gli stratagemmi del cinema asservito al commercio e dall’altra il cinema autentico, non condizionato. Nel frattempo si è fatto strada un erotismo ironico e robusto che tiene in piedi un tabù millenario.
MAURIZIO LIVERANI